Molti ristoranti d’Italia, negli ultimi anni, hanno messo in piedi orti di proprietà per approvvigionarsi di verdure a “km 0”. Ma ora c’è chi si spinge oltre, e passa dai fornelli alla caccia alle erbe spontanee e selvatiche. Ingredienti sempre più richiesti nell’alta cucina e dai cultori del cibo naturale e a basso contenuto di sale e grassi. Al punto che per molti si parla di foraging-mania, la sistematica raccolta di alimenti in natura che diventano gli ingredienti della cosiddetta “cucina spontanea”.
Una vera e propria tendenza che ha spinto addirittura i fratelli Eleonora e Giovanni Cunaccia a chiudere il loro ristorante stellato in Trentino per diventare raccoglitori professionisti di erbe spontanee, germogli, resine di pino e radici. Eleonora, per gli amici Noris, Cunaccia, oggi è una raccoglitrice-nomade, vive di natura e quotidianamente va per boschi nelle Dolomiti del Brenta.
Col fratello chef, ha fondato nel 2003 Primitivizia (www.primitivizia.it).
“Sono orgogliosa di fare un lavoro così sostenibile - dice Noris - estremamente rispettoso delle stagioni, della natura e delle sue risorse. Ho stretto un rapporto d’amicizia coi boschi”. Il loro ketchup di rose e le composte di rabarbaro dono molto richieste dagli chef di tutta Europa e dal vegan people. Tutto, sottolineano i fratelli trentini, “zero aromi e zero conservanti per nutrire l’anima con l’alchimia di fioriture spontanee”.
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