Dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta: un quarto della spesa alimentare degli italiani rischia di tornare anonima, con il ritorno dell’utilizzo di ingredienti di bassa qualità provenienti dall’estero e spacciati per nazionali a danno di consumatori e imprese. A lanciare l’allarme, da “Tuttofood” di scena a Milano, è la Coldirettinell’incontro “La filiera agroalimentare, un traino per la ripartenza del Paese” promosso da FieraMilano, con Filiera Italia (con la presenza, tra gli altri, del Ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli).
Il 31 dicembre 2021 prossimo scadranno i decreti ministeriali che avevano introdotto l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta per il grano usato nella pasta, il riso, il pomodoro per la passata, il latte nelle confezioni di latte uht, i formaggi e la carne di maiale nei salumi. “Si tratta di un passo indietro pericolosissimo rispetto a un percorso di trasparenza che nel corso degli anni ha portato indiscussi benefici ai cittadini consumatori e alle imprese della filiera agroalimentare che hanno puntato sul 100% Made in Italy - dichiara il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - si rischia così di creare nuovi spazi di manovra per chi inganna i cittadini con prodotti di bassa qualità spacciati per nostrani”.
“Chiediamo dunque al Governo di intervenire con urgenza per la proroga di tutti i decreti in scadenza - aggiunge Prandini - l’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha infatti il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie”. Non a caso sono ben 1,1 milioni le firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa dei cittadini dell’Unione Europea “Eat original! unmask your food”, promossa da Coldiretti, da Campagna Amica e da altre Organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea, per l’estensione dell’obbligo di etichettatura con l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti.
Un bisogno di trasparenza, rileva Coldiretti, che è ulteriormente cresciuto nel tempo della pandemia, la quale ha modificato i consumi alimentari degli italiani, spingendo verso i prodotti locali e certificati il 70% dei cittadini secondo l’indagine realizzata dall’EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica, che evidenzia peraltro come la preferenza per i prodotti locali e il made in Italy è ancora maggiore tra le persone sopraffatte da stati d’ansia e depressivi a causa della pandemia.
L’etichettatura di origine obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti. Per ultimo è arrivato nel 2021 l’obbligo di indicare in etichetta l’indicazione di provenienza su salami, mortadella e prosciutti, che ha preceduto quello per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1 gennaio 2008, vige l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
A livello comunitario, conclude la Coldiretti, il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal 1 gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.
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