Con quasi una bottiglia esportata su tre nel 2019 consumata dagli inglesi è il Prosecco il prodotto simbolo del made in Italy in Gran Bretagna che rischia di essere pesantemente colpito dalle barriere tariffare e dalle difficoltà di sdoganamento che potrebbero nascere da una Brexit senza accordo. A dirlo la Coldiretti, a poche ore dalla chiusura del Parlamento britannico, voluta dal Premier Boris Johnson, che sospenderà i suoi lavori fino al 14 ottobre. “Le vendite di Prosecco Dop nel 2018 in Gran Bretagna sono vicine ai 348 milioni di euro per effetto - sottolinea la Coldiretti - di una crescita ininterrotta da circa un ventennio che ha reso il Prosecco la bevanda italiana preferita dagli inglesi. Un prodotto che traina l’intero Made in Italy agroalimentare che nel 2018 ha fatturato ben 3,4 miliardi di euro, che classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nel settore. Dopo il vino che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è proprio l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 85 milioni di euro”.
Senza accordo la Gran Bretagna, però, rischia anche di diventare il porto franco del falso made in Italy in Europa per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti italiani a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che, dice Coldiretti, “rappresentano il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore. Il made in Italy resterebbe senza protezione europea e subirebbe la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione realizzati oltreoceano e nei Paesi extracomunitari come dimostrano le vertenze del passato nei confronti della Gran Bretagna con i casi della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. La preoccupazione è peraltro che si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del made in Italy a denominazione di origine (Dop), compresi prodotti simbolo del Made in Italy dall’extravergine di oliva al prosciutto di Parma, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano”.
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