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FUNGHI, TARTUFI, NOCI E CASTAGNE: SENZA PIOGGE IN AGOSTO SI TEME LA “DEBACLE” PRODUTTIVA. PER LA CIA LA SICCITÀ STA COMPROMETTENDO ANCHE IL SOTTOBOSCO ITALIANO E SI RISCHIA UN TAGLIO FINO AL 50% DELLA PRODUZIONE. E L’“INVASIONE STRANIERA” DI PRODOTTI

Non Solo Vino
Funghi, tartufi, noci e castagne sarà debacle produttiva

A rischio fino al 50% della produzione di funghi, tartufi, noci e castagne: è l’allarme lanciato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori per i “frutti” simbolo della stagione autunnale, per i quali, in assenza di significative precipitazioni piovose nel mese di agosto, si profila una vera “debacle”. Così dopo il taglio di un terzo dei raccolti di mais e di quasi la metà della soia, dopo le perdite sull’ortofrutta e il calo medio del 10% in quantità stimato per la prossima vendemmia, il clima “a montagne russe” di questa estate anomala potrebbe infliggere un colpo durissimo anche alle risorse produttive dei boschi italiani. Con il rischio, anche per quest’anno, sottolinea la Cia, dell’“invasione straniera” di prodotti provenienti soprattutto dall’Est Europa, dal Nord Africa e dalla Turchia, “produzioni spesso meno pregiate delle nostre ma che in molti casi vengono spacciate come made in Italy.

La crescita dei funghi, per essere rigogliosa, ha bisogno di condizioni particolari: terreni umidi senza piogge torrenziali e una buona dose di sole ma con temperature non superiori ai 18-20 gradi all’interno del bosco. Una precisa situazione che quest’anno non si sta verificando. Funghi rinomati come ovoli, porcini e galletti, sottolinea la Cia, potrebbero essere quasi introvabili all’interno dei boschi nazionali, con una flessione produttiva superiore al 50% su un valore complessivo al consumo che si aggira attorno ai 600 milioni di euro stagionali. Il prezzo al dettaglio di porcini, galletti e ovoli ha sfiorato, negli ultimi 3 anni, i 40 euro/kg. Spesso, secondo la Cia, si tratta di prodotti esteri, infatti è divenuta “particolarmente aggressiva la concorrenza di prodotti raccolti nell’Est europeo e nel Nord Africa che, indubbiamente, presentano caratteristiche diverse rispetto al prodotto nazionale”.

Per gli esperti la raccolta di tartufi, visto il clima, potrebbe subite un “taglio” del 30-35%. Infatti, il caldo eccessivo e l’aridità dei terreni, che sta interessando aree particolarmente vocate alla raccolta del tartufo, renderà il pregiato tubero ancora più raro di quanto non lo sia già. Di conseguenza il prezzo potrebbe raggiungere o superare i 3.500/4.000 euro al kg per il tartufo bianco. Anche in questo caso, per la Cia, “c’è però il concreto rischio che sul mercato arrivi quello proveniente dall’estero, che non ha nulla a che vedere con il tartufo italiano con il suo inimitabile sapore e qualità”.

Per le castagne si rischia una perdita del 25-35% della produzione nazionale. La causa: l’andamento anomalo del clima e il proliferare del “cinipide galligeno” (un insetto, importato anni fa dall’estremo Oriente). Pesanti conseguenze si potrebbero registrare in zone fortemente produttive, come il cuneese, i Monti Cimini e l’avellinese. Nel cuneese la situazione è preoccupante. Si potrebbe aggirare attorno al 25-30% il calo della produzione di castagne. E proprio il “cinipide”, che da tempo minaccia i castagneti, potrà essere uno delle ragioni principali. Scenario simile è quello dei Monti Cimini, con l’aggravante che in questa zona al taglio produttivo contribuisce pesantemente la scarsità di pioggia e il clima molto caldo degli ultimi mesi. Allarma anche il panorama della castanicoltura avellinese, soprattutto nella zona del Serino e di Montella, dove il calo produttivo potrebbe superare il 35%. Le cause, in questo caso, non risiedono tanto nell’attacco del “cinipide”, ma nella combinazione tra la forte siccità e la diffusione di funghi patogeni. L’Italia è il maggior produttore di castagne in Europa, ricorda la Cia, seguita da Spagna, Portogallo e Grecia. Il nostro Paese da solo copre più del 15% della produzione mondiale, mentre Cina, Corea del Sud e Turchia ne coprono complessivamente quasi il 60%. La produzione media di castagne e marroni degli ultimi 20 anni in Italia va dalle 50.000 alle 70.000 tonnellate. Conseguenze del calo produttivo, secondo la Cia, si potranno avere anche sul prezzo finale, destinato a lievitare, del prodotto fresco ai dolci a base di castagne. Infatti, l’industria dolciaria assorbe ogni anno oltre 7.500 tonnellate di produzione castanicola. I prezzi al dettaglio potrebbero variare da 3,80 euro/Kg a 8,50 euro/kg per i marroni. Sui mercati si trovano prodotti provenienti soprattutto dall’Est europeo e dalla Cina.

Infine, le noci, per le quali nella prossima campagna si paventa una riduzione generale della produzione italiana. In alcuni bacini di produzione come nel nolano-palmese, in Campania, il calo potrebbe superare il 20%. Le cause sono da ricercare nel prolungato periodo di siccità accompagnato da temperature molto elevate e nell’attacco della “Carpocapsa”, che hanno compromesso in parte l’allegagione dei frutti. Questa situazione potrà ripercuotersi sui listini, attestandosi su valori diversi dal passato con prezzi tra i 3,40-3,60 euro/Kg, con picchi a fino 4,00 euro/Kg. “La produzione ridotta in Campania - conclude la Cia - potrebbe generare nuovi frodi commerciali, come avvenuto in passato per prodotti etichettati come “Noce di Sorrento” ma che in realtà non erano altro che miscele di noci provenienti dalla Bulgaria, Ungheria,Turchia e dagli Stati Uniti (California)”.

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