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LA SCOPERTA

Geniale inventore, pioniere della sostenibilità: gli inediti di Martinotti, il padre dello spumante

Le lettere scritte all’enologo Arnoldo Strucchi della Gancia ritrovate da Donato Lanati, tra le personalità più importanti del vino italiano
ARNOLDO STRUCCHI, CARLO GANCIA, DONATO LANATI, ENOSIS MERAVIGLIA, FEDERICO MARTINOTTI, GANCIA, Italia
L’enologo-scienziato Donato Lanati con le lettere inedite di Federico Martinotti

Per il mondo del vino italiano - ma anche per la storia e la cultura d’impresa e dei territori - il 2024 segna una ricorrenza importante, i 100 anni dalla morte di Federico Martinotti (2 luglio 1924), l’enologo italiano originario di Villanova Monferrato che, nel 1895, inventò e brevettò in Italia, Francia e Svizzera, il “Metodo” rivoluzionario Martinotti per la produzione del vino spumante, da quelle “poetiche” colline che hanno ispirato alcune delle pagine più intense della letteratura italiana, dove, oltre a dei grandi e celebri rossi, sono nati i primi spumanti della storia d’Italia, a partire dall’Asti.
Ma se di pagine dedicate al genio di Martinotti, fatte di testimonianze, approfondimenti, studi mirati, se ne sono scritte tante, al “punto” definitivo non ci si era ancora arrivati. Un contributo importante adesso arriva dall’enologo Donato Lanati, tra i più affermati enologi a livello internazionale, fondatore di “Enosis Meraviglia”, a Fubine, sulle prime colline del Monferrato, uno dei centri di ricerca applicata al vino più avanzati d’Europa, vincitore di numerosi premi tra cui l’Oscar del miglior enologo d’Italia. Lanati ha dedicato una pagina di inedita memoria, in omaggio al formidabile innovatore monferrino che, con lungimiranza, ideò il metodo di vinificazione divenuto, nel tempo, tra i più diffusi e venduti nel mondo. Inedita perché, proprio nelle sue ricerche intraprese nella ricorrenza dei 100 anni dalla morte del gentiluomo monferrino (2 luglio 1924), Lanati si è imbattuto in una copiosa corrispondenza epistolare, ingiallita dal tempo e mai pubblicata, scritta di pugno dallo stesso Martinotti e indirizzata all’enologo Arnoldo Strucchi della Gancia, azienda pioniera degli spumanti italiani
(correva l’anno 1865 quando Carlo Gancia, nelle “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, oggi Patrimonio Unesco, dava i natali allo spumante italiano, ndr), con la quale sottoscrisse un contratto durato dal 1898 al 1910.
Ben 40 epistole attraverso le quali meglio comprendere, tra le altre cose, che “l’enologia è basata su onestà, correttezza e scienza”, scrive Lanati. Colui che diede vita alla nuova storia delle bollicine, depositando il brevetto “Metodo di spumantizzazione in grandi contenitori” il 3 agosto del 1895 (15 anni prima di Eugène Charmat) fu dunque Martinotti, scienziato, chimico, enologo, divulgatore, inventore, tecnologo e genio originario di Villanova Monferrato il 3 giugno del 1860. Un professionista capace di superare i limiti temporali dell’epoca, dettati dalla scarsità degli strumenti a disposizione, rispetto ad oggi, cambiando letteralmente la storia delle bollicine nel mondo.
“Federico Martinotti fu geniale nel trovare soluzioni adatte a contenere la pressione degli spumanti. La sua intuizione fu quella di arrestare la fermentazione al momento giusto, tramite la refrigerazione, che si raggiunge portando il vino a 4-5 gradi sotto lo zero”, ma anche perché, precisa Lanati, “non solo progettò serbatoi capaci di mantenere la pressione, ma individuò anche un metodo fisico (il freddo) che, rispettoso della qualità del vino, arrestasse la fermentazione alcolica. La sua autoclave era, infatti, a doppia parete, con l’intercapedine che serviva a far circolare un liquido refrigerante, necessario per abbassare la temperatura del vino fino ai gradi desiderati (gli originali dei disegni costruttivi di Martinotti compongono la preziosa documentazione ritrovata in Gancia).
Ma le sue sperimentazioni andarono ben oltre, spaziando dall’analisi dei costituenti dei vini al perfezionamento dei metodi di analisi. Martinotti fu anche un grande divulgatore (organizzò corsi rapidi di enologia e di istruzione agraria che dispensò, in forma itinerante, la domenica mattina), un giornalista e un uomo di intuito. In lui fu sempre molto presente e importante l’attenzione alla sostenibilità economica e sociale delle aziende, come dimostrata dal suo costante impegno nel risolvere i problemi pratici del quotidiano, ricorrendo a soluzioni il meno dispendiose possibili per gli agricoltori. E se è vero che i francesi dovrebbero dare qualcosa ai tedeschi ed agli inglesi per i loro Champagne, “il mondo intero dovrebbe riconoscere al Monferrato ed al Piemonte la paternità di tutti gli spumanti italiani”, conclude Lanati.

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