Su un litro di alcol etilico, venduto al dettaglio, il costo di produzione incide per meno di un euro, mentre il valore dell’accisa, su cui si deve applicare anche l’Iva, supera i 10 euro. Le imposte pesano quindi oltre 15 volte il costo dell’alcol. È questo il risultato dell’aumento dell’imposta di immissione al consumo di bevande spiritose. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono 29 i milioni di gettito fiscale in meno nel 2015, con una diminuzione del 13% dell’immissione in consumo di bevande spiritose. Inoltre, il reale gettito delle accise nel 2015 ha registrato un calo del 5% sul 2014. In pratica, mancano all’appello 29 milioni di euro. Il risultato è stato 30 milioni di bottiglie che non sono state vendute sul mercato nazionale. In altre parole, all’aumento delle accise, la commercializzazione dei distillati è calata inesorabilmente.
“Le aziende, di fronte ad un carico fiscale così pesante, si sono viste costrette a scaricare la crescita dell’imposta soprattutto sul prezzo - spiega Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil - deprimendo così le vendite. In un modo o nell’altro, le distillerie, ed indirettamente l’Erario, ne ricavano soltanto un danno, accentuato dalla persistente crisi dei consumi”.
“Il peso eccessivo delle accise, per le distillerie, rischia di essere un tunnel senza uscita - osserva Emaldi - ci appelliamo al Governo perché, nella definizione delle prossime misure economiche e fiscali, tenga in considerazione i dati del Ministero dell’Economia ed eviti di colpire ancora un comparto virtuoso che, continuando su questa strada, rischia di sparire dal panorama dell’agroalimentare italiano”.
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