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LA TESTIMONIANZA

Giorgio Pinchiorri: un’asta per la storia. “E perchè l’Enoteca non deve dimostrare nulla a nessuno”

Così il patron dell’Enoteca Pinchiorri, sull’asta dei grandi formati unici di Domaine de la Romanée-Conti, con tante “n. 1” del 1985, il 6 dicembre

Dopo quella già importantissima da Zachy’s, che, con 2.500 bottiglie dell’Enoteca Pinchiorri, ha incassato 3,2 milioni di sterline, i gioielli della enorme collezione enoica di Giorgio Pinchiorri, come riportato ed anticipato ieri da WineNews, saranno protagonista di un’asta davvero irripetibile: il 6 dicembre, a Ginevra, saranno all’incanto da BagheraWines 24 perle uniche del vino mondiale, 12 Jeroboam e 12 Mathusalem del Domaine de la Romanée-Conti, già di suo preziosissime, comprese le etichette numero 1 inedite sul “Millesime 1985” dei diversi crus del mito di Borgogna (Romanée-Conti, La Tache, Richerbourg, Echezaux, Grands Echezeaux e Romaneé St Vivant), universalmente riconosciuto come una delle più grandi annate del ventesimo secolo, che non si sono mai mosse cantina dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze, tempio tristellato Michelin dell’alta gastronomia italiana, con la sola eccezione dell’anno 2011, in cui sono state riportate al Domaine, a Vosne-Romanée in Francia, per essere sigillate con cera nuova e per rinnovarne la loro “giovinezza”. In assoluto i prezzi più pregiati, con un valore stimato di 2 milioni di franchi svizzeri (intorno agli 1,8 milioni di euro) dell’asta “Kingdoms”, che sarà battuta dalla casa d’aste svizzera. Un’asta davvero unica, e a raccontarne la genesi, in anteprima a WineNews, è lo stesso Giorgio Pinchiorri, patron, con la moglie Annie Feolde, della mitica Enoteca Pinchiorri: “questa volta provo a raccontarla prima come è andata, anche se, fosse stato per il sottoscritto, ne avrei fatto volentieri a meno, sia la volta precedente che questa, perché sono fatto alla vecchia maniera e questa ovviamente non vuole essere una giustificazione, ma io faccio parte di una generazione per la quale gli affari si facevano e non si raccontavano. E allora - scrive Pinchiorri - provo a raccontarvi com’è andata, e inizio questa mia lettera citando un uomo che ho sempre stimato tantissimo, che mi rende orgoglioso di essere italiano e di portare all’occhiello della giacca il suo scudetto giallo con il cavallino nero. È di Enzo Ferrari la frase “se lo puoi sognare, lo puoi fare” ed è andata proprio così. Nella mia lettera precedente, in cui spiegavo come era nata l’asta dei miei vini con Zachys, chiudevo in questo modo: “... Ad inizio 2019 abbiamo pensato a due grandi eventi che potessero rimanere nella storia del vino e portare valore al nome dell’Enoteca, a quello che ha rappresentato e che rappresenta. Il Covid19, almeno in questo caso, non c’entra nulla!”.
In questi anni non so quante richieste ho ricevuto, forse qualche centinaio, dalle case d’asta più famose ai più grandi collezionisti al mondo, che a suon di euro - tanti - hanno provato più volte a convincermi. In tempi recenti, due grandi amici, conoscitori di vini, con i quali avevo fatto in passato dei buoni affari, avanzarono delle proposte che all’inizio, lo confesso, mi spiazzarono. Sicuramente 20 anni fa non le avrei neppure prese in considerazione, ma oggi l’Enoteca Pinchiorri, senza falsa modestia, non ha più bisogno di dimostrare nulla a nessuno, il nostro percorso in cucina ed in cantina è frutto di sacrifici e di duro lavoro e i meriti di questo successo sono solo delle persone che vi lavorano; tutto il resto, compreso la mia adorata e sofferta cantina, non fa altro che esaltare questi aspetti. Nel novembre 2019, una sera sono venuti a cena all’Enoteca dei nostri amici svizzeri. Per loro - racconta ancora Pinchiorri - abbiamo stappato alcune tra le bottiglie più rare della mia cantina. Quando si aprono certe bottiglie, l’aria nella sala diventa elettrica anche per Alessandro Tomberli, il mio direttore, che ne ha viste di bottiglie passare in questi anni. Finita la cena, gli amici mi chiedono se l’indomani nella tarda mattinata possiamo prenderci un caffè prima della loro ripartenza; ovviamente accetto e l’indomani, durante il caffè, senza mezze parole, mi presentano la proposta in tutti i suoi dettagli: dove, quando, come, quanto.
“Se lo puoi sognare, lo puoi fare”, ed è la verità: loro lo hanno sognato, a me spettava la decisione. Ed ho deciso di farlo, ho deciso di accettare la loro folle richiesta, perché arrivava nel momento storico più importante dell’Enoteca: importante perché una squadra così affiatata all’Enoteca non c’è mai stata; importante per i progetti che abbiamo in cantiere; importante, sì, anche per i fatturati raggiunti e questo non è un aspetto secondario per una realtà che vive “solo” di ristorazione; e non ultimo, importante perché il mondo ne avrebbe parlato, ne ero certo.
Dopo una precedente asta organizzata da quelli stessi amici svizzeri e riguardante un migliaio di bottiglie lasciate in eredità dal mitico Henri Jayer, asta che ha raggiunto traguardi inaspettati, tutti avrebbero parlato dell’asta dei vini dell’Enoteca Pinchiorri. E se lo puoi sognare, lo puoi fare.
Il 5 dicembre 2020 l’Enoteca Pinchiorri sarà a Ginevra per una cena riservata ai più importanti collezionisti di vini del mondo, una cena che anticiperà di un giorno la vendita all’asta di uno dei tesori della cantina dell’Enoteca. Questa vendita mi darà inoltre la possibilità di destinare una percentuale del ricavato per scopi benefici. Quando uscirà questa mia, ognuno la interpreterà come vuole, ma questo è quello che è realmente successo”. Parole firmate da Giorgio Pinchiorri, ad anticipare un’asta del vino che, senza alcun dubbio, è destinata a rimanere della storia del collezionismo enoico mondiale.

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