Dal 29 novembre siamo tutti un po più poveri, io lo sono di più
Ma lo sono anche tutti quelli che lui chiamava i miei contadini. Lo sono tutte le persone che credono nella qualità dei prodotti della nostra Terra. Negli ultimi quattro anni ho percorso 200.000 chilometri, al fianco del Maestro, girando tutta lItalia olivicola e non solo. Quanti ricordi, quante avventure, quanti aneddoti.
Ricordo uno dei primi viaggi con Gino, squilla il telefono, e sapendo che il suo ufficio avrebbe trasmesso il mio numero personale a chi avesse voluto parlare con lui, rispondo in viva voce: è Lucia Gaja. Questultima, conoscendomi da ventanni, si stupisce di trovare me a rispondere
io scherzando Le dico che faccio lautista a Veronelli. Lei mi risponde: bravo, bravo Roberto! Vedrai, anche solo per osmosi, accanto a Gino, non si può che migliorare.
Era davvero così, ed ho avuto modo di verificarlo tutte le volte che le persone si rivolgevano a lui, chiedendogli consigli riguardo alle difficoltà in cui si trovavano nel fare qualità, o perché, disperati dalla concorrenza sleale di prodotti simili. Ebbene, dopo averlo incontrato, ritornavano a credere in se stessi e nel lavoro che li avrebbe resi unici, con quella motivazione dorgoglio che solo Gino riusciva a trasmettere, rendendoli capaci di ricominciare più forti, nella dura e rigorosa battaglia di chi fa prodotti dassoluta qualità.
Mi ripeteva spesso: la battaglia dei vini lho vinta, adesso devo vincere la battaglia dellolio. Al ritorno di un lungo viaggio dai luoghi delle migliori produzioni olivicole italiane, scrive il Manifesto in progress per una nuova cultura dellolio doliva. Inizia cosi: Ciascuno avverte. E in corso un epocale mutamento sociale. Coinvolge appieno lagricoltura. Il divenire, per molti aspetti rivoluzionario, del comparto olio doliva è gia iniziato
(la versione integrale sul sito www.oliosecondoveronelli.it).
Chiede agli olivicoltori di prendere atto di una legislazione inadeguata e insufficiente nel far chiarezza, a partire dalle stesse diciture in etichetta, nellidentificazione del loro prodotto. Come? Aggiungendo una retroetichetta, accanto a quella prevista per legge, dove raccontare al consumatore finale chi sono, quanto producono, quanti olivi coltivano, da quale cultivar è fatto il proprio olio, in che anno è stato prodotto. Dati questi, indispensabili per un consumatore attento che voglia avere riferimenti certi per riconoscere le singole varietà di cultivar e la loro terra dorigine.
Veniva così espressa la necessità di riportare anche valori analitici, non richiesti oggi dai parametri domologazione dellextravergine, quali la percentuale di polifenoli e di acido oleico, indispensabili per capire la tipologia dolio che si ha di fronte. Tutti i medici sono daccordo, nel riconoscere i benefici che il nostro organismo trae dallassunzione dolio doliva contenente, tali elementi, dati che non compaiono dalle etichette degli oli che troviamo in commercio abitualmente ma così importanti per poter fare una scelta dacquisto consapevole.
Luigi Veronelli ci ha lasciato, ma rimane aperta una delle sue ultime battaglie, e, come me, e siamo sempre di più, tutti la porteranno avanti cercando di far diventar legge le semplici, ma rigorose, regole che lui ha proposto. Un debito contratto con i suoi contadini, un milione, tanti sono dai dati Istat i proprietari di uliveti non a reddito, grazie alle attuali leggi che regolano il comparto.
In uno dei nostri ultimi viaggi, in una di quelle giornate dove la stanchezza si faceva sentire più del solito, mi diceva che voleva addormentarsi e dopo un lungo sonno risvegliarsi nellaldilà dove ad accoglierlo ci sarebbero stati, davanti ad una maestosa tavola imbandita, gli amici di sempre il nostro amico Giacomo Bologna, il Gianni Brera, e pochi altri.
E cosi che voglio ricordarmelo a cena con i suoi vecchi, veri, grandi amici storici, i compagni con i quali ha condiviso quasi tutto il percorso della sua vita.
Roberto Scopo
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