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Gli agrumi prevengono il raffreddore, i grassi fanno male, le merendine sono piene di additivi tossici, l’ananas aiuta a bruciare grassi: ecco le bufale alimentari sul web a cui gli italiani credono di più. Così Doxa-Aidepi. Le 5 regole anti-bufala

Non Solo Vino
Il vademecum contro le bufale alimentari online

Dagli agrumi che servono a prevenire il raffreddore ai grassi che fanno male e andrebbero eliminati dalla dieta, dalle merendine che sono piene di additivi tossici come l’E330 al fatto che mangiare ananas aiuta a bruciare grassi: ecco le bufale alimentari molto diffuse sul web a cui gli italiani credono di più (dal 53% al 79%), setacciate e rintracciate da un gruppo di blogger con l’#OperazioneFalsiMiti e “smentite” dagli esperti ingaggiati da Aidepi-Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, ed analizzata da un’indagine Doxa. Italiani che sono meno creduloni invece verso le bufale dello zucchero che fa male e non va dato ai bambini (46%), dei carboidrati che fanno ingrassare (44%), dell’eliminare il glutine perché aiuta a dimagrire (30%), del lievito che fa male alla salute (27%) e del fatto che ogni tanto la merenda e la colazione andrebbero saltare per stare meglio in salute (12%).

Cibi dai poteri miracolosi o assolutamente dannosi. Diete che promettono dimagrimenti in tempi record e rimedi per qualunque esigenza. Il dibattito sul cibo è sempre più attuale e oggi vive e si alimenta in quella grande arena che è il web. Ma la bufala è dietro l’angolo, e anche gli italiani non ne sono immuni. Per 4 italiani su 10, secondo un’indagine Doxa-Aidepi, internet e social media sono la seconda fonte d’informazione più attendibile su cibo e dintorni. Il parere del medico invece resta, anche se di poco (55%), la fonte più autorevole. Terzo posto per il generico e tutt’altro che qualificato “consiglio di un amico ed esperto” (25%). Che per loro conta comunque di più, in termini di autorevolezza, di quello che apprendono negli spazi dedicati a cibo e medicina dalla tv (22%) e dai giornali e riviste specializzati (22%).

Una situazione abbastanza paradossale che però “degenera”, è proprio il caso di dirlo, quando analizziamo le risposte dei più giovani, gli under 30: per i cosiddetti Millennials (nati fra la metà degli anni Ottanta e il 2000) quello che leggono nei blog, su Facebook, su Twitter o Youtube conta di più (il 61% la pensa così) di quello che dicono i medici (la cui autorità è riconosciuta solo dal 52% del campione). Ma anche nella classe di età immediatamente successiva - i 30-49enni - si registra un incomprensibile testa a testa: 58% propende per medici e nutrizionisti, il 51% per la Rete e le sue informazioni non sempre verificate.

La ricerca evidenzia, comunque, molta confusione su questi argomenti. E una grande distanza tra l’opinione generale e i comportamenti effettivi delle persone. Oltre il 50% degli italiani dichiara in teoria di non fidarsi di quello che legge su internet e di cercare sempre conferma dal mondo “off-line” (tv, giornali, medici ed esperti). Ma anche in questo caso esiste uno zoccolo duro (17%, che sale al 36% tra gli under 30 e al 24% nel Sud e nelle Isole) di creduloni del web, ai quali basta leggere una qualsiasi tesi su una pagina internet per crederci ciecamente, perché considerano il web luogo dell’informazione per eccellenza, libero da filtri e condizionamenti di ogni tipo. Di fronte a una notizia negativa su un alimento o su una bevanda diffusa dalla Rete il comportamento parrebbe però corretto, quasi da manuale: il 30% afferma di “documentarsi meglio”, il 22% sostiene di “non lasciarsi condizionare” e il 20% “chiede consiglio a un medico o un esperto”. Ma anche in questo caso al 3% degli italiani quanto letto basta per ridurre/eliminare quel prodotto dalla propria dieta.

Le bufale alimentari online sono finite nel mirino di #OperazioneFalsiMiti, progetto delle piattaforne online di Aidepi Merendineitaliane.it ed il blog Ore17, con una “pattuglia” di blogger (Manuela Cervetti, Mamme acrobate; Carla Medda, La torre di Cotone; Silvio Petta, Superpapà; Serena Sabella, Bismama; Barbara Motolese, Genitori Channel) ed un team di specialisti, composto da medici, nutrizionisti ed esperti di alimentazione per far luce sui falsi miti.

Focus - #OperazioneFalsiMiti: la bufala alimentare più diffusa sul web? Le proprietà brucia grassi dell’ananas

La bufala più comune riguarda le presunte proprietà brucia grassi dell’ananas, di cui sono convinti quasi 8 italiani su 10. Tutta “colpa” della bromelina (contenuta però nel gambo dell’ananas, che nessuno mangia, che comunque favorirebbe la digestione delle proteine e non la neutralizzazione delle calorie e dei grassi) e di alcune ricerche di tanti anni fa (che, nei ratti, avevano evidenziato una leggera azione ipolimezzante di un estratto alcolico dell’ananas) poi smentite dai successivi sviluppi della ricerca scientifica. Stesso discorso (in questo caso ci crede il 61% degli italiani) per gli agrumi, che, diversamente dall’opinione diffusa, non sono in grado di prevenire influenza e raffreddore. Certo, mangiarli fa bene alla salute, ma il contenuto di vitamina C (che, per la cronaca, nelle arance è 7 volte inferiore rispetto al succo di arancia, un terzo meno dei peperoni e la metà della rucola e del kiwi) non è affatto in grado di neutralizzare i consueti mali di stagione.

Focus - #OperazioneFalsiMiti2: il caso da manuale dell’additivo “tossico” e330 (che in realtà è l’acido citrico)

Anche le merendine sono finite al centro di una bufala online, smentita a più riprese da varie autorevolissime fonti (la Fondazione Umberto Veronesi, Altroconsumo, il sito Attivissimo.it, che nasce proprio per smascherare le bufale online), ma ogni tanto in grado di rigenerarsi sulle sue ceneri. Anni fa (era il 1999) uscì una lista di prodotti dolci da forno che utilizzavano il temibile e “tossico”, così veniva scritto, E330. Peccato che la fonte citata (il Centro Antitumori di Aviano) ha smentito più volte di essere all’origine della notizia. E peccato, soprattutto, che l’E330 di tossico non ha nulla, visto che dietro questa sigla c’è l’innocuo acido citrico, contenuto in limoni e arance e tutt’altro che pericoloso per la salute. Tuttavia, oggi il 73% degli italiani si riconosce in questa notizia, palesemente falsa, letta sul web.

Focus - #OperazioneFalsiMiti3: la bufale emergente “per dimagrire saltiamo la colazione o mangiamo gluten free”

Tra le bufale online emergenti, due sono accomunate dalla falsa promessa di portare al dimagrimento. Infatti alcuni cominciano a scrivere, senza basi scientifiche (e qualcuno finisce per crederci) che saltando ogni tanto la colazione o la merenda si perde peso e ci si guadagna in salute. Stessa tesi motiva la scelta di parecchie persone, ovviamente senza un problema reale di sensibilità al glutine, che rinunciano a pane e pasta o scelgono le versioni gluten free, con l’illusione di riuscire così a perdere peso. Niente di più sbagliato, in entrambi i casi: gli esperti ci dicono che è vero, semmai, l’esatto contrario.

Focus - #OperazioneFalsiMiti: ecco le 5 regole auree anti bufala alimentare online

Primo, verificare le fonti di informazione. Se l’assenza di filtri sul web, unita alla viralizzazione delle informazioni, favorisce la diffusione di notizie scarsamente attendibili, è sempre consigliabile verificare la notizia su più fonti, anche per sviluppare maggior spirito critico rispetto all’informazione. Perdete un po’ di tempo, confrontate i punti di vista. E cercate di ragionare con la vostra testa.

Secondo: cercare la conferma di un esperto (medico, nutrizionista) prima di credere in quello si legge. La rete, nella sua democraticità, ha favorito la diffusione di contenuti generalisti, spesso mascherati da un taglio scientifico. È sempre bene quindi cercare l’opinione di un esperto qualificato, prima di credere a quanto affermato da chi non ha competenze per farlo.

Terzo: essere consapevoli della complessità della scienza. È un errore pensare che la scienza equivalga ad una verità assoluta e universalmente valida. In realtà, soprattutto in campo nutrizionale, i giudizi scientifici si caratterizzano per la complessità dei contenuti e per il relativismo dei punti di vista. E non sempre alcune conclusioni restano invariate nel tempo. Occorre quindi essere consapevoli della complessità della scienza e che la verità si costruisce negli anni, anche cambiando pareri e opinioni alla luce di nuove acquisizioni e ricerche.

Quarto: non indulgere nel sensazionalismo mediatico e nelle estremizzazioni. Bene e male, bianco e nero, è facile cedere al piacere rassicurante delle verità assolute che non rendono giustizia alle verità scientifiche contribuendo ad ingenerare falsi miti.

Quinto: modificare i comportamenti sul web e uscire dall’effetto “imbuto” della rete e scoprire nuove fonti e più punti di vista. Così come affidarsi all’innumerevole vastità delle informazioni rischia di far incorrere nelle bufale, allo stesso tempo limitarsi alla consultazione degli stessi contenuti può risultare controproducente. La conduzione delle ricerche a partire dalle medesime fonti aumenta il rischio di incorrere in bufale, meglio quindi considerare sempre nuove fonti, possibilmente più “scientifiche” rispetto all’oggetto di ricerca.

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