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“GLI IMMIGRATI SONO DETERMINANTI PER 1/4 DEL PRODOTTO DOC ITALIANO”. LO DICE SERGIO MARINI, PRESIDENTE COLDIRETTI

Per quasi un quarto del made in Italy a denominazione di origine alimentare è determinante il contributo dei lavoratori immigrati, senza i quali non sarebbe possibile la produzione di numerose eccellenze, dalla raccolta delle mele della Val di Non in Trentino alla mungitura delle mucche da latte per il Parmigiano Reggiano, dalla vendemmia dei vini “Doc” alla cura dei greggi per il pecorino romano fino alla raccolta della frutta Igp dell’Emilia Romagna. Lo ha stimato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, nel suo intervento al congresso nazionale della Uila-Uil.

Marini ha sottolineato che nelle campagne italiane lavorano regolarmente 90.000 immigrati extracomunitari, dei quali 15.000 con contratti a tempo indeterminato, che contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese.

Gli extracomunitari impegnati nei campi italiani secondo gli archivi Inps appartengono a 155 diverse nazionalità e sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - ha aggiunto Marini - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l’attività di “bergamini” sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.

Secondo una analisi della Coldiretti, il ruolo dei lavoratori extracomunitari nella produzione dei formaggi più tipici del made in Italy, nelle campagne di raccolta di ortaggi e frutta e nelle vendemmie dei vini più prestigiosi è senza dubbio più rilevante rispetto alla media delle produzioni agricole italiane.
Sono 30.000 le aziende agricole italiane che, secondo la Coldiretti, assumono lavoratori extracomunitari con albanesi, indiani, marocchini, tunisini, macedoni che sono le principali nazionalità dei lavoratori extracomunitari impegnati in agricoltura dove prevalgono i rapporti di lavoro stagionali per le caratteristiche proprie del lavoro nei campi legato ai tempi di raccolta delle produzioni.

“Va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune” - ha concluso il presidente della Coldiretti Sergio Marini - nel sottolineare che “ad essere colpita è la componente più debole dei lavoratori agricoli come gli immigrati, ma anche le tante imprese oneste agricole che operano nella legalità” che sono costrette a lasciare il prodotto sulle piante per colpa delle pesanti distorsione nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola, con la perdita di opportunità che potrebbero contribuire a ridurre il disagio sociale”.

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