Una ripresa che passa dall’espresso, passione irrinunciabile degli italiani: in una fase particolare e difficile come quella che stiamo vivendo, in cui con tanta voglia (e necessità) di ripartire, negozi, bar e ristoranti hanno riaperto al pubblico, non con poche difficoltà, sembra essere il rito del caffè a guidare la ripresa di un settore in profonda crisi a causa del lockdown. Secondo una ricerca commissionata dallo Iei-Istituto Espresso Italiano, e condotta da YouGov, infatti, il bar rimane per il 25% del campione intervistato l’occasione per passare tempo con gli amici e i colleghi (prima della crisi erano il 33%) e per un altro 25% un momento di pace e relax (stessa percentuale prima dell’emergenza). Simbolo del valore culturale che il caffè, e il bar più in generale, ha nella cultura della socialità, che caratterizza gli italiani, che sono felici di tornare nei locali, nonostante le molte disposizioni in materia di sicurezza sanitaria.
Numeri che riportano un po’ di fiducia in un settore che, come già detto, è stato tra i più colpiti durante i quasi 3 mesi di chiusura forzata a causa della pandemia di Coronavirus, che però non è stata certo immune da critiche: come denuncia la Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi, è stato denunciato un generale aumento dei prezzi del caffè, ma anche dei ristoranti, additando un intero comparto. “Ogni volta che ci troviamo ad affrontare una situazione difficile in cui sono in gioco imprese e posti di lavoro - spiega Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe/Confcommercio - parte un’azione preordinata che vuole trasformare in speculazione pochi casi sparsi qua e là per la penisola. È successo con il passaggio dalla Lira all’Euro e si ripete oggi in una situazione ancora più difficile di allora. Non sono passate neppure 24 ore dalla riapertura dei bar dopo 69 giorni di lockdown che alcuni presunti rincari diventano il presupposto per denunciare un diffuso e pesante aumento dei prezzi in bar e ristoranti.
Pur confidando nel fatto che le statistiche ufficiali smentiranno queste fantasiose ricostruzioni - continua Cursano - siamo preoccupati dal danno di immagine e reputazione al settore che deriverà da queste statistiche fai da te, proprio nel momento in cui si lotta per sopravvivere”. Situazione, non piacevole, in un certo senso prontamente sostenuta dai consumatori. Ancora dall’indagine Iei, emerge infatti un dato interessante, secondo il quale i clienti sarebbero anche disposti a pagare un prezzo maggiore per il caffè al bar: il 72% si dichiara pronto a farlo in presenza di una maggiore sicurezza del luogo di consumo. Al primo posto tra gli accorgimenti più apprezzati l’igienizzazione continua dei tavoli (42% del campione intervistato) e la pulizia di stoviglie con prodotti particolari (29%).
“M’illumino d’espresso. Questo riferimento ungarettiano - dichiara Massimo Cerulo, professore di Sociologia all’Università degli Studi di Perugia e in Sorbona (Cerlis - Paris Descartes) - potrebbe essere il titolo per questo importante momento storico che passerà alla storia come quello delle “riaperture” e che per la stragrande maggioranza degli italiani ha coinciso con il ritorno a un “sacro” rituale pubblico: la consumazione del caffè espresso tradizionale al bancone o ai tavolini del bar. È da inizio settimana che assistiamo a un profluvio di immagini mediatiche che ci mostrano persone di tutte le età intente a riappropriarsi di quella pratica prettamente italiana: la degustazione dell’espresso, che racchiude in sé significati sociali fondamentali”.
“Riaprire i locali pubblici - sottolinea Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale - è un segnale di grande speranza per tutta la nostra Comunità. Il valore culturale e sociale del rito del Caffè Espresso Italiano Tradizionale è inestimabile ed è sopravvissuto a una crisi senza precedenti proprio grazie al suo profondo radicamento nelle abitudini di tutti gli italiani”.
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