
Se la flessione dei consumi di vino e alcolici, anche in Italia, è da tempo costante e quasi strutturale (per il vino 753 milioni di litri e 3,2 di euro nel 2024 in gdo, in calo del -0,7% a volume, ma a +2,3% in valore, e con un ulteriore calo a volume del -4,5% nei primi 3 mesi 2025, secondo i dati Circana), e il fenomeno delle alternative no-low alcol relativamente recente, logica impone che se nel primo caso la decrescita continua, ma a piccoli passi, nel secondo la crescita assomigli ad un boom, almeno guardando agli aumenti percentuali. Ma il dato di fatto è che, in una fase di grande cambiamento nei consumi e negli stili di vita anche degli italiani, se le vendite a volume di vino, birra e alcolici sono diminuite del 2,7% tra il 2022 ed il 2025, quelle delle loro alternative analcoliche sono cresciute nel complesso del +14,8%. E se in particolare il vino come lo conosciamo è arretrato del -3%, quello analcolico è cresciuto del +31,3%, mentre per gli spirits la variazione è di -4,3% contro il +31,1%, con la birra che fa -2,1% per quella alcolica e +9,5% per quella analcolica (tenendo conto che le birre zero alcol sono diffuse da molto più tempo e, a detta di molti, con standard di gusto molto più simili alla versione “originale” rispetto a quanto accada, ad oggi per vino e spirits, ndr). È uno degli aspetti che emergono dal “Rapporto Coop 2025-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, presentato oggi a Milano, e curato dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop), tra i leader della gdo italiana, che sottolinea come la svolta salutista avanzi anche nel bicchiere, “soprattutto tra i giovani: 15,4 milioni di italiani preferiscono una bevanda analcolica anche quando possono scegliere”.
In particolare, sui prodotti low-alcol, si dice interessato a consumarli o ad assaggiarli il 43% degli italiani per quanto riguarda i vini (con punte del 47% tra i Millennials), ed il 15% per gli alcolici, mentre si guarda con meno entusiasmo alle versioni completamente no-alcol, a cui aprono comunque il 24% degli italiani (con punte del 31% tra la Gen Z) quando si parla di vino, e l’8% quando si pensa agli spirits.
Una nicchia, ancora, quella no-low alcol, che nel 2024 ha rappresentato lo 0,7% delle vendite a volume in Italia (ed il 2,4% in Francia, l’1,9% in Uk ed il 7,5% in Germania), ma che secondo Coop (e come confermano tutti gli studi internazionali) è destinata a crescere ancora, con vendite a volume previste a +20,3% da qui al 2029 in Italia (ma a +31,7% in Francia, +8,6% in Germania e +87,6% in Uk). E con la quale il mondo del vino è consapevole di dover fare i conti nell’immediato futuro.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025