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“GLI ITALIANI STANNO PERDENDO IL GUSTO PER LA PASTA”. DIFFICILE A CREDERSI. MA COSÌ TITOLA UN ARTICOLO PUBBLICATO DAL “THE WALL STREET JOURNAL”. MA I PRODUTTORI SI CONSOLANO CON L’EXPORT, VERSO IL RECORD ASSOLUTO NEL 2013, SECONDO LA COLDIRETTI

“Gli italiani stanno perdendo il gusto per la pasta”. Difficile a credersi. Ma così titola un articolo pubblicato dal “The Wall Street Journal”, in cui il celebre quotidiano finanziario americano sottolinea come il consumo medio per famiglia della pasta nel Paese che per decenni ha fatto degli spaghetti un simbolo all’estero sia sceso a 31 chili, sui 40 chili di 10 anni fa. Il calo che segnala come “gli italiani si stiano allontanando dal cibo da sempre preferito, mentre le cucine straniere cominciano a prendere piede”, nota il giornale registrando il boom dei sushi bar, dei ristoranti cinesi ed indiani nel nostro Paese. Non sarebbe quindi la crisi, che sta trasformando i consumi anche alimentari degli italiani, a far mangiare meno pasta ma il fatto che “gli italiani, in particolare le italiane, considerano la pasta un alimento che fa ingrassare, noioso e troppo laborioso”.
Insomma, si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, sottolinea il Wsj che ricorda come “per decenni la pasta sia stata il sinonimo dell’esemplare stile di vita degli italiani”, aggiunge il giornale finanziario Usa, sottolineando come ora invece le cose stiano cambiando. Soprattutto per le donne: secondo una ricerca Nielsen, citata dal Wsj, infatti il numero delle giovani, tra i 26 ed i 30 anni, che considera la pasta un alimento che fa ingrassare é aumentato del 26% dal 2008 al 2012. Ed il numero é aumentato del 16% tra i giovani uomini della stessa età. Ben lontani i tempi in cui Sophia Loren diceva “tutto quello che vedete, é merito degli spaghetti”, come cita il giornale americano. Ma, ammesso che sia come dice il giornale americano, almeno i produttori del Belpaese si consolano con l’export, grazie al +6% registrato fino ad oggi, nel 2013. Trend che se mantenuto, sottolinea la Coldiretti, porterà al massimo storico di spaghetti e penne tricolori consumati all’estero, con 2 miliardi di chilogrammi.
“In realtà i consumi di pasta delle famiglie italiane nel 2013 - sottolinea la Coldiretti - hanno tenuto piu’ degli altri prodotti con un calo di appena l’1,3% mentre si è contratta la spesa (-8,9%) per la tendenza ad acquistare confezioni low cost. Complessivamente la domanda di pasta italiana nel mondo è però aumentata ed in Italia è presente tutti i giorni sulle tavole di dieci milioni di italiani che ne consumano circa 1,5 milioni di tonnellate all’anno, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro.
Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali, con circa 26 chili per persona nell’ultimo anno, una quantità che è stata tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. Nel podio dei mangiatori di pasta si piazzano dietro al nostro Paese il Venezuela, con 13 chili all’anno a testa, e la Tunisia, con 12 chili all’anno pro capite. L’Italia - conclude la Coldiretti - è leader anche nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate), del Brasile (1,3 milione di tonnellate) e della Russia (858.000 tonnellate) ma la novità di quest’anno è il boom delle paste realizzate con grano 100% italiano”.

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