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CONSUMI E TENDENZE

Gli italiani vogliono tornare a godersi il caffè al bar, anche a costo di pagarlo di più

L’Istituto Espresso Italiano racconta come cambia la professione del barista al tempo del Covid, in un settore che vale 2 miliardi di euro
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Il caffè al bar, un rito irrinunciabile per gli italiani, anche in pandemia

Gli italiani vogliono tornare a godersi il caffè al bar e per farlo sono disposti anche a pagarlo di più. Lo rivela un’indagine, realizzata nel primo lockdown da YouGov per Istituto Espresso Italiano, su un settore trainante dell’economica italiana che tra bar, ristoranti e hotel sfiora i 2 miliardi di euro annui. Il Covid, evidenzia il sondaggio, non ha alterato l’immagine dei bar: per il 25% del campione sono l’occasione per passare il tempo con amici e colleghi (prima della crisi era il 33%) e un momento di pace e relax (stessa percentuale di prima dell’emergenza). Italiani che sono pronti a pagare un prezzo maggiore per il caffè al bar: il 72% si dichiara pronto a farlo in presenza di una maggiore sicurezza del luogo di consumo, il 68% in presenza di una qualità migliore. Al primo posto tra gli accorgimenti più apprezzati l’igienizzazione continua dei tavoli (42%) e la pulizia di stoviglie con prodotti particolari (29%).

Sono quasi 150.000 i bar del Belpaese, che servono in media 175 caffè al giorno (un terzo del loro fatturato). Due terzi delle imprese del settore si concentrano in sei Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania). In oltre la metà (54,2%) di casi si tratta di ditte individuali, il 31,3% sono società di persone mentre la quota delle società di capitale è di poco al di sopra del 13%.

L’Istituto Espresso Italiano, che conta 36 aziende tra torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera (per un fatturato aggregato di 700 milioni di euro) e tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità, ha condotto un’indagine tra i propri associati per raccontare come è cambiata al tempo del Covid la professione di barista, sempre più narratore delle eccellenze in tazzina grazie al suo rapporto con il consumatore finale.

“Il barista ha il delicato compito di accogliere il cliente, capire le sue esigenze e soddisfarle nel migliore dei modi, unendo di fatto la filiera produttiva del caffè con quella del consumatore - sottolinea Christian Herrera, head barista del Costadoro Social Coffee Factory, arrivato dall’Ecuador a questo ruolo dopo percorsi formativi e assaggiatore di caffè dello Iiac (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè) - un compito difficile, specialmente in un periodo nel quale la qualità e il valore economico si fondono, integrati da un approccio sempre più ecosostenibile del nostro pianeta ed è qui che le torrefazioni possono svolgere un ruolo di supporto decisivo per una svolta importante nella vita professionale dei baristi, grazie alle loro risorse formative ed ai loro prodotti bio e green”. “È quasi maniacale la ricerca dell’espresso perfetto da servire ai clienti a rispetto del loro denaro e del prodotto che lavoriamo e serviamo - dice Laura Vesco, Store Manager del locale speciale di Costadoro - speriamo di tornare il prima possibile ad aprire le porte a più persone possibili per convogliare il messaggio del caffè di qualità grazie all’aiuto dei nostri bravi e preparati baristi”.

E, in tempi di crisi, c’è persino chi apre nuove attività. È il caso dello storico Gamberini 1907 di Bologna, che di recente, grazie alla collaborazione con il gruppo Filicori Zecchini, ha aperto un nuovo caffè-pasticceria a Firenze. “Cementando una collaborazione di lunga data, che per molti anni ci ha visti fornitori di Gamberini 1907 a Bologna - commenta Luca Filicori, amministratore delegato dell’azienda - senza riserve abbiamo appoggiato la loro scelta coraggiosa di aprire un locale a Firenze, nel bel mezzo di uno dei momenti più difficili per il nostro settore, convinti più che mai che l’unico modo per uscire da questo difficile periodo è puntare tutto sulla conoscenza e sulla qualità dell’offerta nonché sull’attenzione da dedicare al cliente”.

A Forlì Paolo Hu, nella sua pasticceria Amadori, è riuscito a combattere la crisi del Covid-19 anche grazie a un percorso di affiancamento con la torrefazione Essse Caffè. “All’inizio le problematiche erano tantissime, dagli aspetti tecnici a quelli economico-finanziari fino alla gestione del personale e della comunicazione del mio locale - racconta il giovane barista titolare della pasticceria - la scelta di collaborare con Essse Caffè si è rivelata fondamentale, le mie problematiche si sono trasformate in opportunità. Essse Caffè ci ha fornito un quadro generale della situazione in continuo cambiamento, ci ha dato consigli su come muoverci in questo difficilissimo scenario sia a livello pratico che a livello strategico, ma soprattutto mi ha dato utili suggerimenti su come approcciare il tipo di mercato che ci riserverà il futuro, una volta usciti da questa difficile condizione”. “Ho avuto il piacere di condividere con Paolo le sue realizzazioni imprenditoriali - commenta Vito Campanelli, brand ambassador di Essse Caffè - e la stessa possibilità l’ho avuta con tantissimi altri clienti di Essse Caffè, imprenditori competenti e soddisfatti, che forse, in questo momento di crisi, soffrono un po’ meno rispetto a tanti altri anche grazie agli strumenti che abbiamo messo a loro disposizione”.

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