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EVOLUZIONE ENOICA

Grandi territori del vino che cambiano: la “new wave” di Montalcino secondo “The Wine Advocate”

Monica Larner: “negli assaggi 2019 si intravede una nuova identità. Tanti vignaioli artigiani stanno spingendo l’asticella verso l’alto”
BRUNELLO DI MONTALCINO, MONICA LARNER, TERRITORIO, THE WINE ADVOCATE, vino, Italia
Monica Larner, firma dall’Italia per “The Wine Advocate Robert Parker”

Il cambiamento stilistico, nei territori del vino, anche in quelli identificati come “grandi classici”, c’è sempre stato. È inevitabile, perchè il prodotto vino è la combinazione di tanti fattori mutevoli: dal clima al meteo, dalla tecnologia alla conoscenza del territorio, al cambiamento dei gusti dei consumatori e della critica. Un cambiamento che a volte, come successo nel caso celeberrimo dei “Barolo Boys”, nelle Langhe, tra gli Anni Ottanta e gli Anni Novanta del Novecento, arriva con un movimento che deliberatamente decide di rompere gli schemi, e che altre, invece, avviene in maniera quasi naturale, tanto da rischiare di passare in sordina. E se a volte sono le aziende già leader ad anticipare e guidare i cambiamenti, a volte sono realtà più piccole, e relativamente giovani, rispetto alla storia del territorio.
Ed è questo secondo percorso a prendere forma in uno dei territori più prestigiosi del vino italiano secondo una delle voci più autorevoli della critica mondiale, ovvero quella di “Robert Parker Wine Advocate”, la cui firma per l’Italia è Monica Larner, che il territorio lo conosce bene e da tempo. E che, dagli assaggi della vendemmia 2019 del Brunello di Montalcino (con i migliori assaggi, da 99 punti su 100, che sono Il Brunello di Montalcino V.V. 2019 de Le Ragnaie e il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2019 de Il Marroneto, seguiti a ruota dalle etichette di Poggio di Sotto, Giodo e Salicutti), intravede “un possibile inizio di una nuova identità”.
“È troppo presto per chiamarla “new wave” o “nouvelle vague” - sottolinea Monica Larner nel suo articolo su “The Wine Advocate” - ma i cinefili potrebbero riconoscere alcuni modelli, un desiderio di sperimentazione e uno spirito di iconoclastia che possono essere paragonati al movimento cinematografico francese della fine degli anni ‘50, guidato da Jean-Luc Godard, Agnès Varda e François Truffaut. Mi riferisco a un gruppo sempre più affiatato di vignaioli artigiani come Il Marroneto, Le Chiuse, Le Ragnaie, Pian dell’Orino, Poggio di Sotto, Salicutti e Stella di Campalto, che stanno indipendentemente ma simultaneamente spingendo l’asticella verso l’alto. Il loro lavoro si basa su classici senza tempo creati da Biondi-Santi, Cerbaiona, Soldera e Salvioni. Prendo in prestito dalla lingua francese un altro termine: direi che questo gruppo sta dimostrando una chiara “raison d’être” (ragion d’essere, ndr). Si muovono con assoluta fiducia nella produzione di vino per abbracciare il lato “borgognone” o “baroleggiante” del Sangiovese che cattura sapori vibranti, luce ed energia. Sono cristallini nei loro metodi e nei loro messaggi. Esistono per perseguire l’eleganza del Sangiovese e la bellezza di Montalcino”.
“I Brunello di Montalcino 2019 sono una forza di ottimismo e di unificazione - prosegue Monica Larner - in realtà ho sentito uno spirito di comunità attorno a questi vini e un senso più chiaro di finalità che mi era sfuggito nelle annate precedenti”. “Montalcino, grazie a questa “Nouvelle Vague” - conclude la firma di “Robert Parker Wine Advocate” - sta emergendo come un territorio del vino ancora più complesso, affidabile e illuminato”.

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