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AGRICOLTURA

Grano, Confagricoltura: valorizzare produzioni nazionali e fronteggiare volatilità dei prezzi

Le priorità nel Tavolo sul grano convocato dal Ministero: quotazioni del grano duro crollate del 25-26% da inizio anno
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Valorizzare il grano italiano

Valorizzare maggiormente le produzioni nazionali di pasta ottenuta con 100% di grano duro italiano, intensificando anche i controlli sulle produzioni italian sounding; fronteggiare la volatilità dei prezzi puntando ancora di più sui contratti di filiera; riattivare la Commissione Unica Nazionale per il grano duro per aiutare a migliorare la conoscenza dei processi di formazione dei prezzi. Ecco le priorità che Confagricoltura ha esposto nel Tavolo sul grano duro convocato al Ministero dellAgricoltura e della Sovranità Alimentare.
“La recente evoluzione delle quotazioni di mercato a livello nazionale sta preoccupando non poco gli operatori del comparto. Sono in particolare le quotazioni del grano duro all’origine che nelle ultime settimane si sono contratte notevolmente con riduzioni anche del 10% su base settimanale”, ha detto Filippo Schiavone, componente della Giunta di Confagricoltura.

Sulle piazze di Bari e Foggia le quotazioni del grano duro “fino” all’origine sono crollate del 25-26%, da inizio anno, e del 14-15% nell’ultimo mese: “la questione della tenuta del prezzo pone un serio problema di auto approvvigionamento - ha spiegato Schiavone -, mentre negli ultimi anni si era assistito a un miglioramento del tasso di auto approvvigionamento per il grano duro, la minore remunerazione della materia prima potrebbe indurre a contrarre le semine e quindi la produzione nazionale con un maggiore ricorso alle importazioni”.
Questa situazione - evidenzia Confagricoltura - farà aumentare anche il potenziale dell’export verso l’Italia, che, nel 2022, aveva subito un vero e proprio crollo con un calo delle importazioni dal Canada di oltre il 40%. Nel 2022, l’Italia, primo produttore mondiale di pasta, ha importato più grano duro dall’Ue (essenzialmente da Francia e Grecia) che dal Canada, tradizionalmente primo Paese fornitore.

“È inoltre essenziale - ha concluso Schiavone - avere maggiore conoscenza della situazione di mercato con dati aggiornati e disponibili in materia. A questo scopo, tuttavia, Confagricoltura non ritiene sia confacente l’obbligo di istituzione e tenuta del registro di carico e scarico di cereali e derivati, il cosiddetto “granaio d’Italia”, che sinora non è di fatto partito, se non in via sperimentale, e che rischia di tradursi unicamente in un ulteriore aggravio burocratico per le imprese”.

 

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