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“Grave che la Corte di Giustizia Ue giudichi illegittima la proroga al 2020 delle concessioni balnearie in Italia, è atto mirato contro il nostro Paese. Chiediamo un intervento forte al Governo”. Così la Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi

Il turismo balneare è uno dei must storici dell’Italia, fenomeno che ha attirato e continua ad attirare miglioni di turisisti da tutto il mondo, con una forte ricaduto sull’indotto per ristoranti, bar e territori del vino che insistono sulle coste del Belpaese. Ma ora, uno dei pilastri di questi sistema, quello delle concessioni balneare per gli stabilimenti è a rischio, perchè secondo l’Ue le regole italiane non sono compatibili con quelle europee. Posizione non nuovissima, in realtà, ma la nuova pronuncia della Corte di Giustizia Europea dei giorni scorsi è considerata come “un atto gravissimo mirato nei confronti dell’Italia”, dice Lino Stoppani, presidente Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che si è schierata a fianco di Confturismo e del Sib, dopo la pronuncia della Corte Ue in merito alla proroga al 2020 delle concessioni balneari.
“Secondo l’Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia Europea - dichiara Stoppani - la proroga delle concessioni balneari non sarebbe compatibile con il diritto europeo: riteniamo questa presa di posizione un nuovo, gravissimo atto contro il nostro Paese, che fa della qualità dei propri stabilimenti balneari e delle attività di somministrazione correlate uno dei capisaldi del turismo nazionale. Tenendo conto che ad oggi in Italia, caso unico in Europa, sussistono circa 28.000 concessioni per finalità turistico-ricreative su 7.458 chilometri di costa, emerge ancora una volta l’ingerenza di un organismo internazionale che rischia di mettere a dura prova oltre 200.000 posti di lavoro e la stessa sopravvivenza di un settore di punta della qualità “made in Italy” e del comparto fuoricasa, apprezzato ogni anno anche da migliaia e migliaia di turisti internazionali. Non solo, insieme agli stabilimenti balneari sono in gioco migliaia di ristoranti, bar, discoteche e attività commerciali che insistono sul demanio. Chiediamo a gran voce da parte del Governo una presa di posizione forte nel rispetto del comparto e a sua difesa”.
“La pronuncia della Corte di Giustizia Europea purtroppo non lascia sorpresi - dichiara Riccardo Borgo, presidente Sib - ora bisogna riflettere con lucidità sulle possibili soluzioni da adottare, per approfondire e analizzare con un tavolo condiviso tutti gli aspetti di questa vicenda che porti ad una riforma non in contrasto con la normativa europea ma che nemmeno le sia succube, in grado di tutelare davvero il futuro delle imprese e il lavoro delle nostre famiglie”.

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