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GUERRA SULLA DOC PROSECCO TRA VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA. IL CONSORZIO DEL CARSO E ASSOCIAZIONE AGRICOLTORI FRIULANA IMPUGNANO IL DECRETO DI ZAIA CHE HA ALLARGATO LA DOC PER INCLUDERE LA FRAZIONE TRIESTINA DI PROSECCO. IL MOTIVO? “DO UT DES ...”

È scoppiata la guerra del Prosecco tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: dopo che, in estate, la frazione di Prosecco (Trieste), è stata utilizzata come “appiglio” territoriale per la tutela della denominazione Prosecco Doc, con l’area di produzione diventata interregionale, l’Associazione Agricoltori del Friuli Venezia Giulia e il Consorzio Doc Carso hanno impugnato il decreto istitutivo della Doc del Ministro Zaia di fronte al Tar del Lazio. “Non ci bastano più le promesse - ha spiegato il presidente regionale dell’Associazione Agricoltori, Franc Fabec - e attendiamo dal Ministro Zaia, e dall’assessore regionale, Claudio Violino, fatti concreti per lo sviluppo dell’agricoltura del Carso, come era stato garantito quando abbiamo dato l’assenso all’uso del nome della località carsica di Prosecco per salvaguardare lo spumante prodotto in Veneto e Friuli Venezia Giulia”.

Tradotto, i friulani sul piede di guerra chiedono la realizzazione della sede della Doc Prosecco nell’omonima frazione del Carso; la riduzione dei vincoli comunitari delle Zone di protezione speciale dei siti d’interesse comunitario, che bloccano più dell’80% del territorio agricolo; investimenti e semplificazioni per l’agricoltura del territorio.

E c’è anche chi ha minacciato di ricorrere all’Unione Europea “contro il tentativo di emarginazione da parte del Veneto sulla valorizzazione del Prosecco”, come ha fatto il capogruppo di Sinistra Arcobaleno al Consiglio del Friuli Venezia Giulia, Igor Kocijancic.

“I viticoltori del Carso triestino - ha detto Kocijancic - hanno riposto invano fiducia prima nella Giunta regionale, poi nella Lega Nord, poi nel ministro leghista alle Politiche agricole, sceso fino alle nostre latitudini a fine agosto per piantare, in quel di Prosecco, una vite di Glera. Il grande Veneto fa la voce grossa e tenta di emarginare le giuste rivendicazioni dei nostri territori. Bisogna fare - ha concluso Kocijancic - come hanno fatto gli ungheresi nella vicenda del Tokaj: presentare un bel ricorso nelle competenti sedi. Vi è l’autorevole precedente che fa ben sperare su un esito positivo di tale ricorso”. Ovvero, all’estrema ma improbabile conseguenza, si potrebbe arrivare all’assegnazione al Friuli Venezia Giulia dell’utilizzo esclusivo del nome Prosecco.

Il Ministro Zaia, tra i principali sostenitori e fautori del processo di allargamento della Doc per includere la frazione di Prosecco e rafforzare così la denominazione legandola anche ad un luogo e non solo al vitigno, bolla come “insensate” le polemiche.

“Mi spiace dover constatare che i sacrifici fatti in questi mesi per portare una Doc nei territori friulani - ha detto il Ministro - e la possibilità di avviare il percorso per la riserva del nome per il vino prosecco per le provincie di Udine Pordenone, Trieste e Gorizia si trasformi oggi in una battaglia fratricida tra Veneto e Friuli. Peggio ancora mi amareggia vedere - prosegue Zaia - che il tema Prosecco, con tutte le sue sfaccettature, diventi elemento di scontro politico. I produttori friulani e veneti che oggi, a differenza di ieri, hanno la possibilità di produrre in esclusiva questo vino, hanno bisogno di concentrarsi sulle prospettive di mercato che avranno, sulle azioni promozionali che finanzieremo. Pensare che con un ricorso si possano risolvere i problemi della viticoltura e dell’enologia mi pare inutile e dannoso. Resto comunque convinto - ha concluso - che ognuno sia artefice del suo futuro, tanto più tutti quei produttori che, nel bene o nel male, saranno coinvolti in questa nuova avventura. Ho voluto con forza che le province friulane potessero fregiarsi della nuova Doc del Prosecco, e continuo a pensare che questa sia una grande opportunità. Quello che potevamo fare è stato fatto: ora gli imprenditori decidano in autonomia”.

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