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HA APERTO UFFICIALMENTE “MILANO EATALY SMERALDO”, L’ULTIMA CREATURA DI FARINETTI, CHE METTE INSIEME GUSTO E MUSICA. CON L’IMMANCABILE PARATA DI “VIP” E AUTORITÀ, E LA POLEMICA: “LAVORI AFFIDATI A DITTA STRANIERA CHE PAGA 170 EURO A SETTIMANA”

Non Solo Vino
Oscar Farinetti a Eataly Smeraldo a Milano

Dalle ore 10 di questa mattina, ha ufficialmente aperto al pubblico “Milano Eataly Smeraldo”, l’ultima creatura di Oscar Farinetti, nel celebre teatro Milanese, che sarà dedicato al cibo e al bere di qualità, e alla musica, con un palco che ospiterà concerti, spettacoli e così via. “Abbiamo ridato vita allo Smeraldo - ha commentato Oscar Farinetti - e a questa piazza che ha sofferto per anni a causa dei lavori interminabili”. Tre piani la struttura, con il format ormai collaudato e di successo: punto vendita, spazi per la formazione, ristoranti e così via, per 300 posti di lavoro a pieno regime (www.eataly.it).
E, come prevedibile, nella “Milano da bere”, dopo la “preview” dei giorni scorsi, è stata lunga la sfilata di “vip” alla corte di Oscar: dall’amico Flavio Tosi, sindaco di Verona dove Eataly aprirà tra qualche tempo, al governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, (con cui c’è stata la riappacificazione dopo la battuta al vetriolo in campagna elettorale, con farinetti che aveva detto: “se vince la Lega apro un kebab invece di Eataly”, e per la quale l’imprenditore piemontese ha fatto pubblica ammenda), ed il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha dichiarato: “con l’inaugurazione di Eataly Smeraldo, oggi, si scopre una Milano diversa che anche in tempi di crisi è in grado di dare occupazione e portare bellezza, oltre che di offrire risposte ai cittadini. Eataly mostra la capacità di innovare anche nell’alimentazione e di unire il gusto alla bellezza, è la dimostrazione di come tutta Milano si stia preparando concretamente ad Expo e ad affrontare i temi dell’alimentazione ad esso legati”. E poi, tra gli alti, lo stilista Elio Fiorucci, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e il cantante Alberto Fortis che si è si è esibito al piano forte. E, non da ultimo, Carlin Petrini, fondatore di Slow Food e amico di Farinetti, che ha dichiarato: “voglio ricordare il principio fondante di Eataly che è quello di pagare bene contadini e artigiani che ci danno la gioia di questi prodotti e che suffrono perché nel nostro Paese manca una politica agricola”.
E, proprio sul tema del “pagare bene chi lavora”, e sull’attaccamento al made in Italy a 360 gradi professato da Farinetti, si è sviluppata la polemica che, come già successo per l’apertura di Eataly Bari, ha accompagnato la preview riservata dello store milanese (in cui Farinetti ha dispensato pillole dell’“Oscar-Pensiero”, catturare dalle telecamere di Corriere.Tv, da “gli imprenditori che hanno i conti a posto e non stabilizzano i precari sono dei bastardi” a “il contratto unico è un’idea geniale di Renzi, speriamo che vada in porto”, fino a “cambiamo l’articolo 1 della Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sulla bellezza”): in un articolo di Chiara Campo per il quotidiano “Il Giornale”, riportato anche da “Dagospia”, il segretario generale della Filca Cisl di Milano sostiene che i lavori per la ristrutturazione del Teatro Smeraldo per “Eataly” sono stati affidati, tramite la pratica del “distacco”, “alla Cobetra Power di Suceatra, in Romania. Capitale sociale dichiarato: 500 ron, che equivalgono a circa 110,2 euro”, si legge nell’articolo. Nulla di male, formalmente.
Ma si legge nell’articolo, “per la legge, i contributi non vengono versati in Italia ma nel Paese d’origine. “Ma vengono versati?”, è il grande punto interrogativo del sindacato, che sul caso Eataly ha interessato gli ispettori della Cassa Edile. Ma “a Milano sono una cinquantina, riescono a malapena verificare i contratti che hanno inizio e fine sul territorio figuriamoci avviare controlli in Romania”. Dei 25 lavoratori edili che fanno capo a Cobetra e si sono occupati di demolire e ricostruire l’interno dell’ex teatro, come si legge sui contratti trasmessi alla Cassa edile, 23 sono “operai non specializzati in costruzioni”, uno solo è esperto in restauri. C’è poi un addetto che nel 2012 ha firmato la “promozione” da amministratore della società a “operaio non specializzato”. La legge europea recepita anche in Italia stabilisce che i lavoratori romeni in distacco debbano avere una busta paga non inferiore ai minimi contrattuali italiani. Ma è quello che la Cisl definisce un “grande buco nero”. Perché “dietro al sistema dei distacchi si nascondono forme di sfruttamento, ed è quasi impossibile che gli operai stranieri facciano denuncia, c’è un’omertà assoluta”. I contratti che hanno firmato i 25 operai con Cobetra mediamente si aggirano tra i 500 e gli 800 ron di stipendio base lordo (dunque tra i 110 e i 176 euro) per 40 ore settimanali di lavoro”, si legge ancora.

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