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BAROLO

I 6 ettari vitati di Josetta Saffirio alla figlia Sara Vezza: un affare che chiude il cerchio

Dopo i successi degli anni Ottanta, lo stop alla produzione nel 1989. Dieci anni dopo, è proprio Sara a risollevare le sorti dell’azienda
BAROLO, JOSETTA SAFFIRIO, LANGHE, SARA VEZZA, Italia
La vignaiola Sara Vezza

L’acquisto dei 6 ettari vitati di proprietà della madre Josetta Saffirio da parte di Sara Vezza, che, da anni, li aveva in affitto, non è solo un affare, ma è anche e soprattutto la chiusura di un cerchio e di una lunga saga familiare, iniziata nella prima metà del Novecento. All’epoca, infatti, Ernesto Saffirio, padre di Josetta, inizia a coltivare i vigneti acquistati decenni prima dal padre Giovanni Battista, arrivato in Langa alla fine dell’Ottocento, vendendo le uve ai produttori locali. È Josetta, nel 1975, ad imprimere la svolta decisiva all’azienda: laureata in agraria, insieme al marito Ernesto, enologo, inizia a fare vino. Nel 1982 arriva sul mercato il primo Barolo, ma dopo i successi della fine degli anni Ottanta, la produzione viene interrotta. Riprenderà solo nel 1999, grazie proprio alla figlia Sara, che da allora ha iniziato un lungo percorso verso la sostenibilità e l’espansione aziendale. Oggi, la proprietà conta 11,5 ettari vitati a varietà autoctone, principalmente Nebbiolo, Barbera e il raro Rossese Bianco, per una produzione di 90.000 bottiglie, in attesa dei 16 ettari acquistati a Murazzano, impiantati a Chardonnay e Pinot Nero per produrre Alta Langa. “Ho riunito vigneti e azienda dopo 20 anni. È stata una scelta coraggiosa e faticosa, dettata dal profondo legame e senso di rispetto verso i sacrifici fatti da nonno Ernesto e da papà Roberto. Gli obiettivi per i prossimi tre anni sono quelli di rivolgere lo sguardo al distretto dell’Alta Langa e aumentare la produzione di bianchi e spumanti”, commenta Sara Vezza, che è anche tra i tre finalisti del premio Ue Organic Awards, nella categoria Best Organic Farmer (ne abbiamo scritto qui).

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