L’attenzione per le promozioni è aumentata vertiginosamente in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina riguardando 3 italiani su 4, così come la preoccupazione per il prezzo degli alimenti che è salita del 12%; ma, nonostante i timori rilevati, gli italiani non sembrano voler rinunciare alla qualità dei prodotti, che resta ad un livello stabile. Ecco i primi dati/sentiment, rilevati da EngageMinds Hub, il primo Centro di Ricerca italiano multidisciplinare dedicato allo studio e alla promozione dell’engagement, cioè del coinvolgimento attivo delle persone nelle condotte di salute e nei consumi alimentari ,
Ma EngageMinds Hub, nel Festival del Giornalismo Alimentare, che si chiude oggi a Torino, conferma un trend in atto da anni ovvero quello che, nonostante i timori rilevati attualmente, gli italiani non sono disposti a rinunciare alla qualità dei prodotti, che resta ad un livello stabile, e che, inoltre, queste preoccupazioni non hanno effetto sulla volontà di risparmiare più soldi, che riguarda sempre metà della popolazione. Lo scoppio del conflitto ha generato anche altre preoccupazioni negli italiani, in particolare il 64% ha paura di possibili aumenti dei prodotti agroalimentari. Inoltre, più della metà dei cittadini è preoccupata da eventuali diminuzioni delle scorte di cereali e dagli effetti che può avere su import ed export in tale settore . Tutte queste paure aumentano tra coloro che hanno un’alta attitudine al complottismo e, quindi, anche elevati tratti paranoici.
Il conflitto, spiega la ricerca, è un ulteriore schiaffo psicologico alla percezione di sicurezza economica degli italiani. Ma le valutazioni più negative si concentrano sul futuro della propria condizione economica: aumenta la quota dei pessimisti, addirittura il 14% in più rispetto a maggio 2020, subito dopo il primo lockdown, nonostante fosse stato il picco delle valutazioni negative degli italiani per il proprio futuro economico in tutto il periodo pandemico.
In caduta libera il consumer sentiment, già allarmante a febbraio 2022: quasi la metà degli italiani pensa che, nel prossimo anno, l’economia italiana andrò male, il 65% è convinto che nei prossimi 5 anni crescerà disoccupazione e crisi economica e un terzo degli italiani pensa che non sia un momento propizio per fare acquisti costosi . Tutti elementi che contribuiscono a rallentare l’economia influenzando la propensione al consumo.
Trend in calo per quanto riguarda il consumo di prodotti con certificazioni di qualità (come Dop e Igp) prodotti in Italia, mentre aumentano i consumi dei prodotti a km 0. Trend in rialzo quello dei consumi Bio, dopo un leggero calo di settembre 2020 interessano poco meno della metà degli italiani . Netto aumento, rispetto ai primi periodi di pandemia, dei consumi di prodotti caseari che provengono dalle zone colpite per prima dall’emergenza sanitaria. Infine, anche i prodotti etnici vengono consumati maggiormente. Tendenza stabile, che interessa più della metà dei cittadini, quella del consumo di prodotti alimentari che garantiscano il benessere degli animali.
Da febbraio 2019, spiega ancora EngageMinds Hub, sono in continuo aumento gli italiani che hanno consumato abitualmente prodotti sostenibili certificati, arrivando ora a quota 36%. Tali comportamenti rispecchiano il trend in crescita della presa di consapevolezza dei problemi ambientali, ma dimostrano ancora lo scarto presente tra i valori degli italiani ed i loro comportamenti .
Per l’attenzione verso i prodotti alimentari senza olio di palma, si mantiene stabile l’interesse verso questi prodotti. Ma, rispetto ad inizio pandemia (53%), l’acquisto di prodotti senza olio di palma è calato (50%). Rispetto ad inizio pandemia, aumenta del 10% la quota di italiani che dichiara di aver acquistato prodotti alimentari arricchiti, una crescita stabile che evidenzia l’incremento della tendenza ad acquistare prodotti più “funzionali”.
Ma per gli italiani il cibo continua ad essere un mezzo per ricercare maggiore benessere. Il periodo di incertezza economica la reazione e l’aumento dei prezzi non colpisce la priorità di mettere la salute in tavola: per quasi il 70% degli italiani è importante che il cibo consumato sia sano, trend significativamente in aumento da marzo 2021. Dietro a questo principale aspetto troviamo sempre l’attributo della naturalezza e della piacevolezza (anch’essi in leggero aumento da marzo 2021). Inoltre il 50% degli italiani ritiene importante che un prodotto rispetti l’ambiente, trend leggermente in calo da settembre 2021 ma, comunque, più alto rispetto a maggio 2020 . Così come in leggera flessione l’importanza attribuita agli imballi sostenibili, ma che comunque rimane una priorità per il 45% degli italiani. Nonostante un lieve calo, anche se dopo un netto aumento, 1/3 ritiene importante che un alimento provenga da un commercio equo solidale.
7 italiani su 10, poi si dichiarano maggiormente consapevoli dei problemi ambientali: picco più alto dall’inizio della rilevazione con un aumento del 7%. Questo però si riflette solamente in parte nei comportamenti, infatti, come già visto nell’importanza attribuita alla sostenibilità nell’acquisto di prodotti alimentari, solo il 40% degli italiani ha evitato di comprare prodotti perché non sostenibili . Come spesso accade, non è facile mettere in atto i propri valori e le proprie opinioni a causa di numerose barriere.
Tra gli italiani ci sono, tuttavia, molte buone intenzioni per il futuro: 8 cittadini su 10 faranno attenzione a riciclare e tre quarti di loro dichiara di voler cambiare il proprio stile di vita per ridurre gli sprechi .
La reputazione dei brand, a livello di scelta, si conferma sempre più importante: più del 60% delle persone ne tiene conto durante l’acquisto, evitandoli se portatrici di una cattiva reputazione. In ultimo interessante il dato sugli acquisti di seconda mano che riguarda comunque un terzo della popolazione italiana.
Già da febbraio 2022 gli italiani hanno fatto più attenzione alle promozioni e alla provenienza degli alimenti. Probabile segno degli effetti dell’incertezza economica e dell’inflazione. Inoltre, hanno intenzione di mangiare più cibi cucinati in casa, scelta anche più economica, dopo un periodo di calo verso la fine della pandemia, quando tornava l’intenzione di mangiare più spesso fuori . Stabili, invece, l’intenzione a preferire i ristoranti italiani e ad acquistare dalla Gdo.
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