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ANALISI IWSR

I consumi non crescono più: il futuro delle aziende di spirits, vino e birra passa per il valore

La premiumizzazione è una tendenza consolidata ovunque. La guidano i giovani, ma la crescita dei valori non compensa ancora il calo dei volumi
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Il mercato dei consumi guarda al futuro

I consumi globali di alcolici non crescono più, e la cosa non sorprende nessuno. La tendenza a bere meno ma meglio, ormai, è trasversale a quasi tutti i mercati e ad ogni fascia di età, e allora la crescita futura delle aziende di spirits, vino, birra e ready-to-drink passa necessariamente per la crescita del prezzo medio, come racconta l’ultima analisi firmata Iwsr - International Wine & Spirit Research. Fare previsioni sui prossimi cinque anni, comunque, sarà difficile come non mai: troppe le variabili, a partire dall’inflazione e dai suoi effetti sul potere d’acquisto dei consumatori nelle diverse parti del mondo. Guardando invece agli ultimi cinque anni (2016-2021), nella corsa alla valorizzazione vincono gli spirits (esclusi i prodotti nazionali come il Baiju), che hanno visto il prezzo a porzione crescere ad una media del 3,8%, più di vino (+3,4%), birra (+2,3%), ready-to-drink (+1,4%) e sidro (+1,1%).
La tendenza non dovrebbe mutare molto nei prossimi anni, in un mercato comunque ben più complesso di quanto possa sembrare, in cui la quota degli spirits sul totale dei consumi di alcol è destinata a passare dal 35% del 2021 al 42% del 2026, superando così sia la birra che il vino. Sono però dati “drogati” dalla Cina, dove i consumi di Baiju continuano a correre: al netto delle produzioni nazionali, la quota degli spirits passa dal 23% al 27%. Comunque sia, come si vede, i superalcolici guadagneranno quote, a valore, ovunque.
Se guardiamo invece alla crescita a volume, i segnali più positivi arrivano dalla birra, che nel quinquennio 2021-2026 dovrebbe vedere una crescita media annua del +1,3%, che equivale ad una crescita della share dei consumi di birra del +0,4%. Nello stesso periodo, i consumi degli spirits a volume registreranno il +1% annuo, con un calo delle quote di mercato dello 0,2%, mentre il vino è destinato, a volume, a perdere lo 0,2% annuo di consumi, per una contrazione delle proprie quote sul mercato dei consumi degli alcolici dello 0,9%. C’è una discrepanza importante, per quanto riguarda la birra, tra la crescita a valore e quella a volume. A differenza della categoria degli spirits, dove whisky, tequila e gin garantiscono anche produzioni di grandissima qualità, la forbice dei prezzi della birra non è strettissima, e la crescita a volume è legata essenzialmente ai Paesi in via di sviluppo di Africa, Sud America e Sud-est asiatico, dove i prezzi medi sono decisamente bassi, mentre in Usa e in Europa, dove i prezzi sono più alti, i consumi sono in lento declino.
Ancora più interessante è l’analisi sulle quote di mercato - a valore - del vino: i consumi sono in calo in ogni Regione del mondo, ad eccezione del Sud America e dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, segno di una generalizzata radicalizzazione della premiumisation, che deve però fare i conti con il declino dei consumi - in termini di volumi - dei suoi tre mercati principali, ossia Francia, Italia e Usa. In questi mercati, il passaggio generazionale ha comportato una forte riduzione del consumo quotidiano dei vini a basso prezzo, legato ai consumatori più anziani. I più giovani, infatti, e quindi i Millennials e la Generazione Z, difficilmente bevono ogni giorno, e quando scelgono il vino decidono di spendere qualcosa in più per una bella bottiglia. Come dimostra più di uno studio dell’Iwsr, sui Millennials ed i giovanissimi della Generazione Z di diversi mercati, a partire da quelli di Regno Unito e Australia, il trend comune a tutti è appunto quello di bere molto meno, spendendo di più. Il problema è che, al momento, a livello globale i cali a volume non sono ancora del tutto compensati dalla premiumizzazione.
In generale, in un momento di grande incertezza economica, le aziende del settore degli alcolici stanno lottando con una serie infinita di problemi: inflazione, l’aumento dei costi e le enormi pressioni sulla catena di approvvigionamento, che comportano ritardi nelle spedizioni e aumento dei prezzi delle materie prime e degli imballaggi. “La tendenza al rialzo del prezzo medio degli spirits, nel segmento premium, in Nord America è stata molto significativa durante la pandemia di Covid-19”, spiega Emily Neill, Coo Iwsr. “Ora c’è da capire quanto questa tendenza durerà, dipende dalla tenuta e dalla forza dell’economia statunitense. Al momento c’è molta incertezza, ma stiamo ancora assistendo a una forte domanda di prodotti come tequila e whisky di fascia alta”. Nonostante ciò, è probabile che dare priorità al valore, e quindi al prezzo medio, rimanga una tendenza dominante per gli imprenditori del settore negli anni a venire. “Gran parte della crescita proverrà dalla premiumizzazione. I produttori di birra, in particolare nei mercati maturi, otterranno una crescita solo così, ed anche per il vino sarà sempre più importante concentrarsi sulla fascia premium del mercato”, conclude Emily Neill.

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