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I giovani cambiano look al caffè: dal porta a porta all’ape, una miscela di idee contro la crisi

La chiusura dei bar ha messo in ginocchio un settore che vale 2 miliardi di euro. Ma i baristi si adeguano per non perdere il contatto con i clienti
BAR, CAFFE', INNOVAZIONE, Non Solo Vino
I giovani cambiano look al caffè: dal porta a porta all’ape, una miscela di idee

Quanto ci manca il caffè al bar! Tra le tante rivoluzioni che il Covid-19 ha portato nelle nostre vite ce n’è una che non solo ha delle ripercussioni negative sul piano economico ma che entra a gamba tesa anche nella sfera sociale di tante persone. Ok, in tanti hanno rispolverato le vecchie moka a casa, e anche questo ha il suo fascino, ma il rito del caffè da accompagnare con il saluto al barista, per gli italiani, era qualcosa di forte e che adesso non è sostituibile. Ma adesso, per gli operatori del settore, è arrivato il momento di pensare al domani. L’Istituto Espresso Italiano (Iei) ha raccolto le voci di alcuni giovani professionisti del caffè espresso. Dai campioni mondiali ai giovani imprenditori un filo conduttore li accomuna: guardare già al futuro per sconfiggere la crisi.
Una crisi che morde e sta mettendo in ginocchio il mondo del caffè e non solo. Qualche giorno fa era intervenuto il presidente dell’Istituto, Luigi Morello, per sottolineare le difficoltà di un settore che vale 2 miliardi di euro all’anno per fatturato del caffè espresso nei bar, ma in crisi sono anche i tanti posti di lavoro tra Ho.re.ca. e pubblici esercizi.
I numeri dicono che il binomio espresso-bar è inossidabile. Ma qual è l'identikit del bevitore di caffè abituale? Il 58% di chi beve caffè espresso lo fa per trovare la carica necessaria ad affrontare la giornata. Ma l'espresso non è solo fonte di energia, chi lo beve lo fa anche per il gusto (51%) ed in parte per abitudine (30%). Ma anche per benessere personale: il caffè espresso evoca nell’immaginario dei consumatori momenti di relax (53%), un piacere (47%), ma al contempo un rito, una tradizione (37%). Se il consumo di caffè espresso non è collegabile ad un solo luogo, il bar resta comunque quello preferito, non a caso viene scelto dal 72% del target di riferimento. Chi consuma caffè espresso beve principalmente una o due tazzine al giorno (58%) e preferisce la mattina come momento di consumo. Il caffè espresso è la principale tipologia scelta dagli italiani che hanno consumato la bevanda negli ultimi 12 mesi. E il consumo è un consumo abituale. L’espresso viene scelto dal 93% dei consumatori. La chiusura dei bar è stata un duro colpo per gli operatori del settore. Con oltre 149.000 bar sparsi in Italia, ogni giorno vengono serviti in media 175 caffè, cioè il 32,5% di fatturato del bar. Il mercato del caffè (bar, ristoranti e hotel) sfiora i 2 miliardi di euro all’anno. In sei regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania) si concentrano i due terzi delle imprese del settore.Il 54,2% di queste imprese è una ditta individuale e la variabilità regionale intorno a questo valore è assai sostenuta. La forbice va dal valore minimo dell’Umbria (43,1%) a quello massimo della Calabria (77,3%). Il 31,3% delle imprese sono società di persone, mentre la quota delle società di capitale è di poco al di sopra del 13%.
Se sul versante economico la situazione attuale è molto difficile i baristi non dimenticano comunque la sfera affettiva perché nella tazzina consumata al bar non c’è solo quel sorso di bollente liquido nero. “Con il cliente abituale - spiega Alessandro Gegnoso, giovane barista titolare di un bar a Maddaloni (Caerta) - si crea un rapporto di amicizia e tutti in questo momento mi scrivono quanto manchi loro l’espresso e il cappuccino al bar, insieme al mio sorriso al mattino. Perché l’espresso italiano è fatto da prodotti eccellenti e un barista competente e socievole che li sa mettere insieme. Così deve restare”. Come Gegnoso sono tanti in Italia i giovani baristi e imprenditori del settore che in questo periodo stanno rimettendosi in gioco, da un lato per superare il forte danno economico, dall’altro per non disperdere la formazione messa in atto per arrivare a realizzare, con la qualità assoluta, uno dei prodotti Made in Italy più famosi nel mondo. L’Istituto Espresso Italiano ha raccolto le voci di alcuni giovani professionisti che in questi giorni stanno già guardando al dopo “Covid-19” con ottimismo nonostante la loro attività sia talvolta ferma e senza prospettive di breve termine. Ma la “miscela” delle idee ha prodotto risposte utili per non far bloccare del tutto il settore. Qualche esempio? Dall’ape del caffè per il take away, al caffè porta a porta: ecco come i giovani baristi continuano a preparare, o prepareranno, l’espresso italiano. E c’è anche chi si sta già mettendo all’opera per non fare mancare ai propri clienti le colazioni. Come Chiara Yan Jin, barista di Città Chiuro (Sondrio) che ha deciso di non fermarsi: “il bar - spiega - per vivere ha bisogno di persone e noi nel tempo abbiamo creato un bellissimo rapporto con i nostri clienti e tutti mi dicono quanto ci manchi la colazione al bar. Ho quindi un desiderio: creare una caffetteria ambulante e portare il mio espresso nei paesi limitrofi a casa dei clienti con un’ape o un mezzo fornito delle attrezzature professionali per portare la colazione direttamente dalle famiglie”. Stessa idea è nata a Carolina Mezzacasa, ad Agordo (Belluno) per accontentare gli appassionati della montagna che presto torneranno in “alta quota”: “avevamo già creato un chiosco itinerante a norma dedicato esclusivamente alla caffetteria col progetto di offrire sulle piste sciistiche espresso e cioccolata calda. Con macchina da caffè, bicchieri di carta e prodotti di qualità. Il nostro progetto è quello di mettere in moto questo chiosco quando arriverà il momento. L’espresso del bar manca a tutti, come momento della giornata da gustare per fermarsi e pensare, per gioire e poi ripartire”.
Caffè e cornetto direttamente a casa, un modo anche per addolcire le amarezze di questi giorni. Daniela Giordani, titolare di un bar a Città Riolo Terme (Ravenna) non si fa cogliere impreparata aprendo anche alle nuove tecnologie. “Proseguiamo con il servizio a domicilio per i nostri prodotti da forno e abbiamo la risposta anche per espresso e cappuccino con la possibilità da parte del cliente di ritirarli anche fuori dal nostro bar in piena sicurezza, in bicchierini monouso pagando anche con modalità digitali in modo da ridurre al minimo i contatti”, dice Daniela Giordani, titolare di un bar a Città Riolo Terme (Ravenna). Un’altra bella storia viene da Barletta dove Lucia Franco ha il suo bar. Ma adesso è lei che va a trovare i clienti con un servizio a “tinte green”: “tutte le mattine consegniamo a domicilio la colazione con espresso e cappuccino, lo facciamo in maniera sostenibile peraltro, avendo acquistato una bici elettrica per gli spostamenti”. Consegna a domicilio di prodotti da forno anche per Pan Hoi San a Santa Lucia del Piave (Treviso) con tanto di sorpresa visto che “ insieme alla brioches regaliamo anche un pacchettino di caffè con un biglietto e una dedica per portare ai nostri clienti il ricordo della colazione al bar promuovendo, e lo faremo sempre più, prodotti italiani. Molti dei nostri clienti sono, infatti, produttori agricoli e, quindi, cerchiamo tutti di sostenerci a a vicenda”.
Gli ingredienti per il miglior caffè post-Covid 19? Qualità e attenzione alle nuove esigenze del consumatore. Ne è convinto Robin Alam che gestisce un bar a Bologna. “Continuerò a puntare sulla qualità perché da lì bisogna ripartire: dall’espresso italiano certificato e l’erogazione perfetta. Nel frattempo ci muoviamo con la comunicazione online per stare vicino alla nostra comunità e stiamo pianificando agevolazioni e servizio a domicilio per fare evitare affollamenti al bar”.

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