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FINE WINE

I grandi vini del Piemonte rendono più di Borgogna e Bordeaux. A dirlo Wine-Lister

Nel report, dedicato alla Regione di Barolo e Barbaresco, i trend di mercato ed i nomi top (Giacomo Conterno su tutti)
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Le Langhe Patrimonio Unesco, tra vigneti e castelli, territorio e storia

Il Piemonte del grande vino, e soprattutto delle grandi espressioni del Nebbiolo, Barolo e Barbaresco, è in grande salute. I prezzi dei vigneti migliori di Barolo, con i cru che partono da quotazioni superiori a 2 milioni di euro, sono una spia sintomatica di un grande successo Con i vini del territorio sempre più desiderati dagli appassionati, dai collezionisti e anche da chi investe nelle grandi bottiglie. Tuttativa, sebbene a livello di rivalutazione dei prezzi le migliori etichette piemontesi, sia nel breve che nel lungo termine, abbiano fatto meglio di quello di Borgogna, Toscana, California e Bordeaux, il Piemonte del vino deve consolidare la sua conoscenza tra i collezionisti, andando oltre il Barolo, che ne resta il grande porta bandiera. Sono alcuni degli atout del primo report dedicato al Piemonte di Wine Lister, società che si occupa di analisi del mercato e di rating dei fine wine, di recente acquisito dal Group Figaro.
Partendo dal fronte prezzi, il “Piedmon Index” di Wine Lister (che annovera le migliori etichette di Giacomo Conterno, Gaja a Bartolo Mascarello), in 6 anni ha registrato una crescita del 160%, la più alta in assoluto, così come negli ultimi 12 mesi, con un +20%. Con le quotazioni di Barolo e Barbaresco che, seppur su livelli di prezzi, seguono sostanzialmente lo stesso trend. Secondo i parametri di Wine Lister però, che mette insieme i giudizi su qualità, marchio e andamento economico, il Piemonte, con un punteggio medio di 860 su 1.000, si posiziona davanti alla Toscana, ma dietro a Borgogna, Bordeaux e California. Il parametro che eccelle, per i vini piemontesi, è quello della qualità, dove il rating è secondo alla sola Borgogna, e sostanzialmente alla pari con Bordeaux.
Interessante il sondaggio tra oltre 50 vertici di importatori, distributori ed operatori del mercato del vino su cosa sia più significativo tra i trend che coinvolgono il vino del Piemonte, dove i due più importanti sono la crescita dei vini da singola vigna, ovvero i Cru, e il ritorno a vini più tradizionali.
Tra i produttori su cui il mercato ha un indice di confidenza più alto, domina Giacomo Conterno, con un punteggio di 9 su 10, davanti a nomi come Gaja, Luciano Sandrone, Bruno Giacosa, Roagna, Bartolo Mascarello e Giuseppe Rinaldi con 8 e,
con 7, vengono Vietti, Elio Grasso, Aldo Conterno, Giuseppe Mascarello e Figlio, G. D. Vajra, Elio Altare, Roberto Voerzio, Produttori del Barbaresco ed E. Pira e Figli.
I vini più importanti, ancora, secondo il Wine Lister Score, che analizza le performance dei fine wine nel mondo, e sintetizza le valutazioni sulle performance economiche, la qualità (secondo voci come Jancis Robinson, Vinous, Bettane+Desseauve e Jeannie Cho Lee), ed il marchio (valutando la frequenza di ricerca su Wine-Searcher, e la presenza nelle carte dei vini dei ristoranti stellati), sono tutti grandissimi nomi. Al top assoluto, il Barolo Monfortino Riserva ed il Barolo Cascina Francia di Giacomo Conterno, davanti al Barolo di Bartolo Mascarello, al Barolo Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa, il Barolo Sperss di Gaja, il Barolo Brunate di Giuseppe Rinaldi, il Barbaresco Sorì San Lorenzo ancora di Gaja, il Barolo Granbussia Riserva di Aldo Conterno, e ancora il Barbaresco ed il Barbaresco Sorì Tildin di Gaja, per fermarsi alla “Top 10”. Summa di un vino piemontese che, sottolinea il report, nasconde tante gemme nascoste dal grande potenziale, sia qualitativo che economico, anche in denominazioni diverse, come la Barbera d’Asti, la Barbera d’Alba, il Langhe Nebbiolo, il Moscato d’Asti Docg, il Langhe Doc e non solo. Racconto di un Piemonte del vino sempre più importante, con tanti territori che stanno diventando, o tornando, grandi, a fianco alla nobiltà di Barolo e Barbaresco. Per un Piemonte che deve il suo fascino anche al suo rimanere “un enigma, tra una “borgognizzazione” innegabile, come racconta la crescita dei vini “single vineyards”, e alcuni dei più grandi vini che sono figli di blend di parcelle diverse del territorio. Forse è questa idiosincrasia, che si snoda intorno al vitigno bandiera, il nebbiolo, ad aver sedotto gli amanti del Piemonte del vino”, sottolinea la fondatrice di Wine Lister, Ella Lister.

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