Il mondo che esce dalla pandemia si riscopre un po’ più fragile, specie da un punto di vista economico, di prima, e si appresta ad affrontare un lungo, e per certi versi duro, periodo di assestamento. Anche il mercato del beverage, come ogni altro settore dei consumi, vivrà cambiamenti rilevanti, e tendenze di consumo del tutto o parzialmente nuove, come raccontano gli otto key trends che guideranno i mercati dal 2023 in avanti, emersi dai dati Iwsr.
Per prima cosa, la premiumisation, trend tutt’altro che nuovo, ma che troverà per forza di cose nuovi interpreti: se durante la pandemia in mercati chiave come Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania furono i Millennials a guidare la ripresa dei consumi, portandoli tra le mura domestiche, con la fragilità economica attuale sarà chi gode di maggiore stabilità e minore indebitamento, e quindi le generazioni più avanti con gli anni, a sostenere la crescita. In Cina, ad esempio, i dati sui consumi dell’Iwsr mostrano un calo dei consumi di alcol tra la popolazione che hanno tra i 18 ed i 24 anni, presumibilmente legato al 20% di disoccupazione tra i neolaureati.
A proposito di Cina, il Dragone rischia, con ogni probabilità, di perdere la leadership nei consumi di spirits di lusso, superata sia dagli Stati Uniti che dall’India, spinta da un’economia in forte espansione, dall’aumento del reddito pro capite e dalla ritrovata fiducia dei consumatori, al culmine di un trend iniziato già da prima della pandemia. Dall’altra parte, la Cina deve invece affrontare la volontà del Governo di Pechino di ridurre i consumi di alcolici, l’impasse della propria economia ed il calo strutturale dei consumi tra i giovani, anche se, a ben vedere, il Paese sta ancora aspettando il rimbalzo post pandemia, che potrebbe bilanciare le tendenze negative del prossimo futuro.
Per la birra, le opportunità di crescita più promettenti sono rappresentate da India, America Latina e Africa, dove, secondo l’Iwsr, i volumi dei consumi globali cresceranno ad un ritmo dell’1% annuo fino al 2026, grazie principalmente a Messico, Sudafrica, Colombia, India e Brasile, destinato a diventare il primo mercato per i consumi on trade di birra. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal calo che non accenna a fermarsi di mercati fondamentali come quelli di Cina e Stati Uniti, con il dato del 2020 (-7%) che, a livello globale, rappresenta il peggiore di sempre, anche a causa dei divieti al consumo applicati in Sudafrica e India e delle interruzioni alla produzione di tanti stabilimenti del Messico.
Al quarto punto, una conferma: gli sparkling continueranno a stimolare la crescita della categoria vino, che continuerà nel suo trend, ormai consolidato, di calo dei volumi consumati, con l’eccezione proprio di Prosecco e Champagne, ma sarà tutta l’alta gamma delle bollicine a fare bene. In generale, dopo il crollo del periodo pandemico, con le restrizioni a festeggiamenti e locali, i consumi degli spumanti si sono ritrovati ancora più forti, grazie ad un consumo ormai decontestualizzato dai soli eventi formali e diventato quotidiano. La crescita del Prosecco di fascia premium e superiore è guidata dalla forte domanda negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove i volumi sono cresciuti rispettivamente dell’8% e del 5%, nella prima metà 2022 (sulla prima metà del 2021), mentre la crescita dello Champagne è concentrata su Usa e Australia.
Anche la categoria dei Ready-to-drink vivrà un processo di premiumisation, e infatti secondo le previsioni dell’Iwsr la crescita a valore sarà del +7% annuo tra il 2022 e il 2026, sensibilmente superiore al tasso di crescita dei volumi nello stesso periodo: +5%, contro il +14% del periodo 2016-2021. Lo slancio resterà superiore sui mercati di Giappone e Cina, ma quello di riferimento, ossia quello Usa, sembra destinato ad una stabilizzazione. Negli ultimi due anni, a livello globale, la fascia premium dei ready-to-drink è cresciuta più di tutte le altre, grazie a nuovi prodotti legati a brand di primissimo piano, che per molti consumatori rappresentano un upgrade rispetto alla birra.
Frena, dopo il boom del periodo pandemico, la crescita delle vendite di alcolici online. Passati lockdown e chiusure, si è tornati a performance simili a quelle del periodo prepandemico: dal +40% del 2020 si è tornati al +16% nel 2021 nei 16 mercati principali, comunque superiore al +12% del 2019, e nei prossimi anni la crescita delle vendite online dovrebbe quindi normalizzarsi. Tuttavia, la traiettoria rimane positiva, con l’e-commerce di alcolici che dovrebbe contribuire con ulteriori 10 miliardi di dollari al fatturato del settore delle bevande alcoliche tra il 2021 e il 2026, per raggiungere i 40 miliardi di dollari annui entro il 2026, quando un quarto delle vendite online sarà rappresentato da birra, sidro e Ready-to-drink, con la quota del vino, la categoria più venduta online, in leggera contrazione sul totale, ma non certo in senso assoluto.
Proprio come abbiamo visto negli anni della pandemia, le difficoltà economiche restituiranno centralità ai consumi domestici, con il fuori casa limitato ad un numero minore di occasioni, in uno scenario in cui le attività distanti dai centri turistici e dalle città faranno sempre più fatica, tra calo dei clienti ed aumento dei costi di gestione. La ripresa dei consumi di alcolici sul canale on trade sarà quindi più lenta del previsto, anche se i volumi pre-pandemia saranno probabilmente recuperati entro il 2026, almeno a livello globale.
Infine, la moderazione nei consumi, che non sarà dettata da motivi salutistici, ma più che altro economici, e quindi dalla necessità di tagliare la spesa delle famiglie. La moderazione, sia come scelta di stile di vita per la salute e il benessere, sia come strategia economica di fronte all’aumento dell’inflazione, sta assumendo forme diverse: dal ridurre il numero di occasioni nelle quali si consumano alcolici, sostituendoli con bevande analcoliche, o evitando gli aperitivi infrasettimanali, al ridurre il numero di bevande alcoliche consumate in una precisa occasione, bevendo meno o, in alcuni casi, combinando il consumo di una bevanda alcolica con una bevanda analcolica o poco alcolica. La metà di tutti i bevitori adulti dei 17 mercati principali, intervistati all’Iwsr, nel secondo semestre 2022, sulla questione prezzi, ha espresso l’intenzione di moderare i consumi di alcol, una tendenza particolarmente forte nei mercati europei in cui la fiducia nell’economia è più bassa, come il Regno Unito e la Germania. La tendenza consolidata alla moderazione come scelta di salute e benessere continua, soprattutto tra coloro che hanno redditi più elevati, in Paesi come Stati Uniti, Canada, Australia e Cina. La Germania rimane il mercato più grande per i prodotti analcolici e a bassa gradazione alcolica, tuttavia i mercati più piccoli, come Stati Uniti, Canada e Australia, mostreranno una crescita più dinamica, superiore a quella della Germania.
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