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I NUMERI DEL LATTE: NEL 2011 PRODUZIONE MONDIALE A 270 MILIONI DI TONNELLATE (+3% SU 2010). USA, UE, NUOVA ZELANDA, ARGENTINA TIRANO LA VOLATA, BUONE PERFORMANCE PER L'ITALIA. NEL 2012? “OCCHIO” ALLA CINA. COSÌ “FIERAGRICOLA” (VERONA, 2/5 FEBBRAIO)

Una “pioggia” di latte: nel 2011, con l’eccezione dell’Ucraina, la produzione di latte è aumentata in tutto il mondo. A trascinare il mercato sono stati i principali player mondiali: Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Ucraina, Ue-27, Usa, Uruguay che nel periodo gennaio-ottobre/novembre 2011 hanno prodotto circa 270 milioni di tonnellate, il 3% in più sul 2010, un trend positivo che dovrebbe ripetersi anche nel 2012. Lo dice l’Outlook del latte per il 2012 e per il post 2015, quando nell’Unione europea il regime delle quote latte verrà archiviato, dell'Ufficio Studi di Fieragricola, l'importante rassegna internazionale dedicata al settore primario di Veronafiere (Verona, 2-5 febbraio; www.fieragricola.it), su dati www.clal.it, uno dei portali internet più autorevoli a livello mondiale per il settore. E se l’Oceania si conferma nel 2011 primo esportatore con il 41% di quota del mercato mondiale, il Brasile diventa importatore, grazie all’aumento dei consumi interni, mentre la Cina punta a raddoppiare la propria produzione entro il 2020. L’Italia? I segnali della produzione del latte sono positivi: il Piemonte (+5,69%) e l’Emilia Romagna (+4,72%) fanno registrare le migliori performance di crescita nel periodo gennaio-ottobre 2011, la Lombardia è sopra la media (+1,98%), mentre il Veneto rimane stabile (+0,5%). La chiave per sostenere il prezzo del prodotto alla stalla è l’export: italiano, ma anche europeo. Per evitare l’“invasione” di formaggi stranieri.
L’India si conferma un importante Paese produttore di latte, con circa 75 milioni di tonnellate di latte vaccino. Unitamente alla propria leadership, non migliorano i problemi legati all’efficienza degli allevamenti e agli standard igienico sanitari, ancora piuttosto arretrati rispetto ai livelli dei Paesi occidentali. Il sub-continente indiano avrà senz’altro bisogno di know how per compiere un salto in avanti in quella che è l’area della cosiddetta “food security”: una possibilità per la grande competenza dell’Associazione italiana allevatori?. Restando in Asia, sorprende il rallentamento degli acquisti di polvere di latte intero della Cina, che ha registrato nell’ultimo periodo un sostanzioso crollo. È opportuno ricordare che - in base ad un accordo fra governi cinesi e neozelandesi - dal 1 gennaio 2012 i dazi sono stati ridotti. È probabile quindi una ripresa delle importazioni cinesi dalla Nuova Zelanda. Comunque, il programma del governo cinese è di raddoppiare la produzione interna di latte entro il 2020, passando così dagli attuali 38 milioni di tonnellate a 64 milioni.
Fra gli effetti della crescita globale dell’agro-zootecnia, c’è l’inversione di rotta del Brasile, che da Paese esportatore è diventato un importatore. Nel 2011 ha registrato: formaggi +77,1%; polvere di latte scremato +120%; polvere di latte intero +46,2%. Con il 41% (2010), dell’export totale di prodotti lattiero caseari la Nuova Zelanda si conferma invece anche per il 2011 il primo Paese esportatore in assoluto, con una previsione di crescita anche nel 2012.
Anche l’Italia incrementerà la propria produzione (nei primi 10 mesi del 2011 la produzione media di latte è aumentata dell’1,94%). Osservando le performance regionali, il maggiore tasso di incremento lo hanno registrato nei primi dieci mesi del 2011 l’Emilia Romagna (+5,69%) e il Piemonte (+4,72%); di appena un soffio sopra la media l’incremento della produzione lombarda, regione leader con oltre il 41% del latte prodotto in Italia: +1,98%. Il Veneto resta tutto sommato stabile, con un timido +0,50% rispetto allo stesso periodo del 2010.
Secondo l’Ufficio Studi di Fieragricola, dalle indicazioni offerte dai dati Clal, appare piuttosto evidente che i maggior spazi di crescita saranno nell’area del sud est asiatico. Il Giappone si candida ad essere un Paese destinatario di importanti produzioni Dop, tenuto conto che la sciagura di Fukushima ha invertito il trend produttivo del Paese del Sol Levante e le importazioni di formaggio dei primi 11 mesi del 2011 hanno sfiorato le 200.000 tonnellate (delle quali 5.909 dall’Italia), con un aumento del 7,6% sullo stesso periodo del 2010. Anche altre aree mondiali, a partire dal Messico, Indonesia, Thailandia, Malesia e Filippine, stanno incrementando le importazioni di prodotti lattiero caseari. La Russia - che nei primi 10 mesi del 2011 ha importato complessivamente 239.000 tonnellate di formaggio (dall’Italia 4.810 tonnellate di formaggi, contro le 3.205 tonnellate dello stesso periodo del 2010) può rivelarsi un’importante opportunità per le aziende italiane e, in questo caso, potrebbero essere i formaggi freschi (dalla mozzarella di bufala a quella vaccina) a fare da traino alle Dop. Dal successo dell’export dei formaggi italiani, secondo l’Ufficio Studi di Fieragricola, dipenderà anche il prezzo del latte, fissato dal 1 gennaio a 40,70 euro per 100 litri. Con l’aumento della produzione interna e la stagnazione dei consumi, la strada da percorrere è la commercializzazione dei prodotti trasformati verso l’estero. Le potenzialità per innescare un flusso determinante per sostenere le quotazioni dell’oro bianco ci sono tutte.
Nel 2015, post-quote, la riscossa delle produzioni di latte alimentare? Il dato di partenza è geografico: anche nel 2015, esattamente come oggi, le maggiori produzioni di latte nell’Ue si avranno al Nord: Nord Europa, così come Nord Italia. La produzione di latte è destinata ad aumentare. Non però in misura uniforme. L’Italia dovrà fare i conti, nonostante la deroga, che dura quattro anni a partire dal 1 gennaio 2012, con il problema dei nitrati: non sarà uno scoglio insuperabile, ma vi sarà un prezzo da pagare e comunque una maggiore difficoltà a prendere il largo nei volumi produttivi. Ma se sarà più complesso crescere al Nord, dove insistono le più importanti Dop lattiero casearie per numeri (che trasformano il 50% del latte prodotto in Italia, ma con costi complessivi superiori), potenzialmente il latte a destinazione alimentare non vede aumentare le proprie chance di incrementare la propria produzione? Più facile, certo, ma, secondo gli esperti, non scontato. Con un aumento produttivo nel Nord Europa, la variabile sarà data dalla capacità, ancora una volta, di esportare. Se la maggior produzione lattiero casearia non dovesse trovare sbocchi extra Ue, potrebbe prendere in parte la via dell’Italia, sotto forma di formaggi come Edamer, Mozzarella, Emmenthal, Cagliate, e non solo.

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