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I PANETTIERI ITALIANI DICONO “NO” AL PANE DEGLI AGRICOLTORI: IN CONTRASTO CON LA LIBERA CONCORRENZA TRA PRODUTTORI DELLO STESSO BENE E CON LE NORME EUROPEE. RICORSO AL TAR DEL LAZIO E ALL’UNIONE: “VOGLIAMO SOLO PARI CONDIZIONI”

No al pane degli agricoltori: la Fippa, Federazione italiana panificatori, farà ricorso al Tar del Lazio e all’Unione Europea contro il decreto del 5 agosto 2010, che rende il pane (insieme a tanti altri beni) un “prodotto” agricolo se realizzato dalle aziende con il 51% della materia prima autoprodotta, e quindi soggetto ad un regime fiscale agevolato. Per la Fippa è evidente l’incompatibilità del decreto con il principio di libera concorrenza tra produttori dello stesso bene ma anche il contrasto con la disciplina Ue, che definisce prodotti agricoli solo i beni di prima trasformazione, come la farina, mentre fare il pane è un’attività di seconda trasformazione.
Per Luca Vecchiato, presidente della Fippa, “il decreto del 5 agosto crea di fatto una distorsione del mercato ai danni dei panificatori italiani. Grazie a un “decreto balneare”, oggi ci ritroviamo a competere contro una categoria - quella degli agricoltori - la cui pressione è di oltre il triplo inferiore alla nostra, con un regime forfetario che si ferma al 15%, mentre per i panificatori artigiani arriva fino al 52%. Tutto il contrario di quanto si voleva ottenere con le liberalizzazioni del decreto Bersani. Liberalizzazioni che ci hanno colpito pesantemente, ma che abbiamo accolto a fronte di un regolamento che distinguesse in etichetta il “pane fresco artigianale” da quello conservato. Dopo 4 anni il regolamento attuativo non è stato ancora emanato e la risposta alla nostra attesa è questo decreto beffa che non accetteremo. Vogliamo solo equità e pari condizioni - ha concluso Vecchiato - e non ci fermeremo finché il governo non garantirà quanto stabilito dalla legge”.

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