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SOCIETÀ

I piatti della tradizione sono identitari, ma si evolvono seguendo le generazioni

La ricerca Ipsos per Knorr mette a confronto le abitudini di Boomers, GenerazioneX, Millennials e Gen Z in cucina
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L'approccio ai fornelli cambia in base alle generazioni

Se da un lato i piatti identitari non si toccano, dall’altro evolvono seguendo gusti e abitudini in trasformazione, che cambiano in base alle generazioni.
Il tempo speso in cucina è la chiave: per la preparazione dei piatti il 53% della GenZ passa tra i fornelli dai 15 ai 30 minuti, mentre il 42%, soprattutto dai Millenials “in avanti”, si impegna da 30 minuti a 1 ora. I Baby Boomers (41%) e la GenerazioneX (38%) ritrovano l’autenticità nei piatti tradizionali che rappresentano un tuffo nel passato e nei sapori di un tempo, rievocando - per il 32% dei Baby Boomers e per il 36% della GenerazioneX - ricordi piacevoli dell’infanzia. La voglia di stare in famiglia è invece evocata dalle lasagne (57%), dai dolci fatti in casa (49%) e dalla pasta al forno (48%). Sono questi i risultati che emergono della ricerca Ipsos per Knorr, che ha messo a confronto quattro generazioni di italiani sulle tradizioni culinarie.

Secondo la ricerca, lanciata in occasione dell’edizione n. 6 del programma “BuonCibo”, il 68% degli intervistati realizza i piatti tradizionali con ricette semplici, approvati pienamente dal 60% della GenZ. Mentre, sempre in tema di tradizione, il 55% della totalità del campione non vuole mettere in discussione le ricette ereditate dalla nonna e il 40% cucina secondo le proprie ricette.“Dai più agée ai più giovani, tutti amano seguire la tradizione, ma inevitabilmente ognuno mette del suo in ogni piatto: gesti diversi, conoscenze attuali, nuovi strumenti - afferma Francesca Spadaro, psicologa e neuroscienziata - tutto questo permette di mantenere vivo il passato nel presente e nella memoria dei singoli e lo rende meno anacronistico, più contemporaneo, atto a continue rigenerazioni. Per questo eterno”.
Il desiderio di riformulare alcune preparazioni è ciò che separa davvero le generazioni, dimostrato dall’impulso alla sperimentazione della GenZ, che vorrebbe esprimersi per il 24% soprattutto nel minestrone e il desiderio, per il 32% dei Baby Boomers, di non modificare le ricette tradizionali. Il risotto, punto fermo delle domeniche familiari, è ritenuto per il 28% degli italiani il piatto mutabile per eccellenza, nella top 5 dei piatti da rivisitare perché si presta maggiormente a reinterpretazioni moderne.
“I Millennials e la GenZ hanno qualche inevitabile punto di contatto, come la dinamicità di chi è nato o cresciuto in un mondo ibrido e condividono la distanza dai “grandi”, ma in realtà presentano grandi unicità - continua la psicologa Francesca Spadar - i Millennials hanno conosciuto culture diverse, assaggiato gusti e sapori. In cucina sono cresciuti nell’era della ascesa del fenomeno food e delle più profonde riflessioni su ciò che è sano e giusto. Oggi le loro scelte (e le loro ricette) sono guidate dai princìpi di salubrità, qualità e trasparenza. Le ragazze e i ragazzi della Gen Z sono aperti alla contaminazione e allo scambio”. Inevitabilmente ogni generazione apporta cambiamenti e varianti dando nuovo significato alla tradizione, che non appare più statica, ma fluida. Ed è così che i piatti, anche - o forse soprattutto - quelli più legati alle nostre abitudini, cambiano da una generazione all’altra.

 
 

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