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“I produttori sono sul baratro e in mille difficoltà. Occorrono misure urgenti per affrontare l’impasse del settore lattiero-caseario e tutelare le imprese agricole”. A denunciare la difficile situazione delle stalle italiane è la Cia

“I produttori sono sul baratro e in mille difficoltà: il blocco delle esportazioni verso la Russia, la fluttuazione degli acquisti dall’Oriente e le logiche commerciali al ribasso dei prezzi del latte alla stalla, creano questa crisi paurosa del comparto. Occorrono misure urgenti per affrontare l’impasse del settore lattiero-caseario e tutelare le imprese agricole”. A denunciare la difficile situazione delle stalle italiane è la Cia - Confederazione Agricoltori Italiani.
“Abbiamo perciò riunito in una simbolica e pacifica marcia gli allevatori al mercato del bestiame di Carmagnola in provincia di Torino. Abbiamo scelto un luogo fortemente simbolico per questa manifestazione - spiegano dalla Cia - per testimoniare una difficoltà ad andare avanti che è di tutte le aziende zootecniche del Paese. Certamente - spiega la Cia - apprezziamo l’impegno del Governo Italiano e del Ministro Martina di sostenere la liquidità degli allevamenti con l’aiuto straordinario dei 25 milioni d’euro e l’aumento della compensazione iva al 10%. Ma non basta. Perché la situazione globale ed europea dei mercati necessità di politiche d’intervento di più ampio respiro, tanto più che a quelle dinamiche si incastrano anche scelte aziendali quali quelle della Lactalis di rinunciare alle forniture italiane di latte per i suoi stabilimenti che l’importazione di latte rigenerato con il latte in polvere tedesco. Una situazione - prosegue la Cia - che rischia di risultare distruttiva della struttura di allevamento delle zone maggiormente interessate a Lactalis e per l’insostenibile livello di remunerazione per tutte le altre aziende lattiere stanno commercializzando il proprio latte a prezzi molto al di sotto dei costi di produzione”.
“Stiamo parlando - specifica la Cia - di un comparto che nell’ultimo decennio ha registrato la chiusura, al netto dei nuovi ingressi, di quasi 25.000 stalle. Solo dal 2013 al 2014 siamo passati da 34.231 stalle a 30.528. Un trend che ci preoccupa molto per il 2015 dove i dati ancora non sono disponibili. Ma stante il perdurare di queste difficoltà, c’è il rischio concreto di chiudere una stalla italiana su tre. In questo contesto - afferma la Cia - si ritiene in ogni caso indispensabile che la nuova definizione di Ministero dell’agroalimentare debba promuovere lo sviluppo di relazioni interprofessionali nella filiera che assumano come impegno comune il mantenimento e lo sviluppo della produzione lattiera nazionale innanzitutto a tutela dei consumatori italiani. In mancanza di tale condivisione - avverte la Cia - e a fronte delle scelte unilaterali di rescissioni di contratti o di prezzi del latte preannunciate a partire dal 1 marzo da Lactalis si rischia la chiusura di stalle e l’aumento della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni. Il sostegno del Governo al settore non può che accompagnare nuove e non ipocrite relazioni interprofessionali nella filiera”.
“Al Ministro delle Politiche Agricole - puntualizza la Cia- esprimiamo l’esigenza che si adoperi per: rendere immediatamente disponibili le risorse del “Fondo Latte” per la ristrutturazione dei debiti e per la crescita di liquidità delle imprese; erogare al più presto i 25 milioni di euro, aiuti eccezionali, erogati dalla Ue; utilizzare le risorse del superprelievo (fondo Zaia), ora assegnato alle Regioni, per interventi tempestivi a sostegno delle imprese; sospendere il pagamento degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti nel settore; eliminare i vincoli “di qualità” nel pagamento degli “aiuti accoppiati”, per assegnarli a tutti gli allevatori. Nei prossimi anni occorre accrescere la percentuale di aiuti accoppiati nel primo pilastro della Pac; semplificare e potenziare gli strumenti di gestione del rischio e di stabilizzazione del reddito, legandoli direttamente alle dinamiche dei prezzi dei prodotti ed alle crisi dei mercati; accrescere il valore del “de minimis” agricolo almeno fino a 50.000 euro; rafforzare le norme sull’etichettatura dei prodotti lattiero caseari con l’indicazione del Paese d’origine e promuovere efficacemente il latte italiano, in Italia ed all’estero; ed infine - conclude la Cia - favorire la contrattazione collettiva con regole chiare e procedure più trasparenti collegate alla politiche di qualità ed agli effettivi costi di produzione”.
“La gravità della situazione contrattuale - avverte la Cia - richiede la proroga dell’intesa contrattuale promossa dal Governo oltre il 1 marzo e la promozione ed il sostegno alle forme di aggregazione della produzione e della filiera contenute nel Regolamento 1308/13. Oggi - continua l’organizzazione degli agricoltori - invitiamo gli allevatori a sostenere tutti i percorsi di aggregazione delle produzioni utili a perseguire azioni di mercato utili ad affrontare la drammaticità del momento ed a costruire esperienze commerciali e relazioni di filiera utili a riorientare la produzione lattiera alle dinamiche mondiali dei mercati lattiero-caseari. La “Marcia delle vacche” - conclude la Cia - Agricoltori italiani - intende rappresentare una manifestazione dei produttori di latte italiano a sostegno del proprio futuro”.

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