Robert Parker Wine Advocate Symposium, Roma (175x100)
Consorzio Collio 2024 (175x100)

I RISTORATORI ITALIANI NEL MONDO BALUARDO DEL “MADE IN ITALY”

“I ristoratori italiani nel mondo sono il vero baluardo a difesa del “made in Italy” all’estero dove nei menù un piatto italiano su tre è falso e utilizza parole, immagini, tricolore e ricette che richiamano al nostro Paese ma sviluppando un fatturato pari ad oltre 50 miliardi di euro l’anno”: così dal primo “Convegno internazionale dei Ristoratori italiani nel mondo”, promosso dal Ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia. “Molto del successo del “made in Italy” nel mercato globale è frutto del grande impegno dei ristoratori italiani nel mondo, come dimostra il fatto che a quasi la metà degli stranieri (45%) la parola Italia fa venire in mente soprattutto cibi e vini. Si tratta di una responsabilità enorme che occorre difendere salvaguardando l'identità delle produzioni alimentari nazionali offerte a tavola nei confronti degli inaccettabili episodi di imitazioni ed usurpazioni che ingannano i consumatori e danneggiano i produttori nazionali”.


Il falso “made in Italy” nel mondo

Ecco di seguito una scheda con l’elenco delle principali imitazioni dei prodotti “made in Italy”. (stando ad una elaborazione della Coldiretti)

Parmigiano e altri formaggi: il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sono i due prodotti tipici più imitati nel mondo e diventano: Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica o Parmesan negli Stati Uniti, in Canada, in Australia ma anche in Giappone. Se si è nel Paese a stelle e strisce si può anche incappare in: “Grana Pardano”, “Grana Padana” o “Grana Padona”. Esiste, poi, il Gorgonzola brasiliano, il Pecorino sardo e romano prodotti in America, la crescenza californiana, la Robiola canadese, la Fontina e il Provolone prodotti in Argentina e il Tinboonzola australiano.

Vino e alcolici: Dolcetto, Barbera, Sangiovese e Amarone prodotti in Australia, Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California, ma anche Moscato e Malvasia, con “Doc” californiane Napa Valley o Sonoma County. E ancora: grappa ottenuta in Sud Africa, Barolo, Sangiovese, Marsala e Chianti in fiasco con tanto di tricolore fatti in Argentina.

Olio d’oliva: qui si può trovare del Tuscan Sun o del Pompeian olive oil “made in Usa”, oltre al Toscana Olive Plantation australiano.

Salumi: Prosciutti Parma Ham e San Daniele, salsiccia calabrese o abruzzese, mortadella Bologna e cacciatore rigorosamente “made in Usa” o mortadella milanese prodotta in Cile. Ma ancora il Salame Milano argentino e per finire una selezione di salumi, dalla salsiccia abruzzese o calabrese alla Daniele Genoa italiano soppressata.

Ortofrutta: Pomodori San Marzano fatti crescere allo “splendido sole” della California in Usa.

Pasta: Fusilli siciliani, pasta al pollo e funghi, tortellini, ravioli, spaghetti alla Bolognese presenti ovunque tranne che a Bologna.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli