I consumatori toscani sono disposti a pagare fino al 30% in più un prodotto, purché sia tipico e di qualità. E' quanto rileva un' indagine che la Regione Toscana, tramite l'Arsia, ha affidato alle Università di Firenze e di Pisa e i cui risultati sono stati resi noti oggi, in occasione del convegno a Firenze su "Strategie per la qualità dell'agricoltura toscana". La ricerca, compiuta su un gruppo di acquirenti della grande distribuzione toscana, ha evidenziato che i consumatori italiani hanno consapevolezza delle caratteristiche di territorialità, tradizione e certificazione dei prodotti tipici e per questo sono disposti a pagare un prezzo maggiore. Anche la possibilità di degustare e acquistare i prodotti sul posto è un fattore importante nella scelta di acquisto e che orienta anche quella turistica. L'indagine ha inoltre approfondito le potenzialità e i limiti delle forme di certificazione di origine, come difesa dalle imitazioni e come segnale importante inviato ai consumatori sulla qualità. Come spiegato dall' assessore all'Agricoltura Susanna Cenni "la ricerca conferma come siano sempre più decisivi i concetti di qualità e tipicità nell'indirizzare le scelte dei consumatori e i mutamenti del loro comportamento. Questo è indubbiamente un grosso vantaggio per una regione come la nostra che da anni si muove in questa direzione. Ma - ha aggiunto - perché la qualità dei nostri prodotti si renda sempre più visibile e valorizzabile sui mercati è necessario che tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione, si organizzi e faccia rete. Un' offerta più coordinata può trovare nuovi spazi su mercati estremamente appetibili come quello della grande distribuzione". Durante il convengo è stato poi ricordato che in Toscana sono 19 i prodotti certificati dall' Ue con i marchi Dop e Igp, 40 i marchi di origine del vino e 451 i prodotti censiti come tradizionali.
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