Sono vini “speciali” quelli che stanno per debuttare nei supermercati Coop Italia: li producono infatti i detenuti del carcere di Velletri, alle porte di Roma, che hanno costituito una piccola cooperativa attraverso la quale, con il lavoro in vigna e nei campi, stanno pagando il loro debito alla società. Le tre etichette prodotte, “Quarto di Luna”, “Le sette mandate” e “Fuggiasco” saranno presentate ufficialmente il 16 aprile nel carcere di Velletri, per essere poi disponibili a partire dalle settimane successive nei punti vendita Coop Toscana Lazio nelle regioni di Lazio e Campania.
“Acquistare queste etichette - spiega Carlo Barbieri, responsabile Canale Supermercati Coop Italia - significa non solo degustare ottimi vini, ma contribuire a ridare dignità di cittadini liberi a queste persone, offrendo loro, solidalmente, una nuova opportunità. Attraverso questi vini i consumatori Coop investono su un valore sociale altissimo, racchiuso in una semplice bottiglia”. Anche i nomi dei vini, prodotti con la supervisione dell’enologo Marcello Bizzoni, sono particolari, perché evocano in modo ironico e creativo il mondo dal quale provengono: lo Chardonnay si chiama “Quarto di luna”, ad immaginare un cielo notturno visto, a riquadri, dall’interno di una cella; il Sangiovese ha un nome ancora più esplicito, “Le sette mandate”; ad essi si aggiunge, nel mese di novembre, il rosso novello “Fuggiasco”.
Oggi nel carcere di Velletri si producono 25.000 bottiglie all’anno - ma il potenziale potrebbe superare le 50.000 - e gli esperti, tra cui il “maestro” dell’enologia italiana Luigi Veronelli, hanno già espresso giudizi entusiasti. I locali della cantina sono proprio all’interno del carcere, davanti ad un piccolo appezzamento di terreno che ospita giovani piante di olivo ed un piccolo frantoio. Il progetto di recupero sociale di Velletri non si ferma infatti alla produzione del vino: oltre alla Piccola Società Cooperativa Lazzaria, i cui soci e lavoratori sono detenuti o ex detenuti, all’interno del carcere si produce anche un ottimo olio extravergine, ed esiste una grande serra per ortaggi e frutta: oltre 3.500 metri quadrati, dotati dei più moderni mezzi di irrigazione, di sistemi di coltivazione biologici e a basso impatto ambientale. A breve sarà poi operante un piccolo impianto per la produzione di marmellate. Questo modello unico di azienda agricola, parte integrante di un carcere ma in realtà uguale a tutte le altre nella gestione e nelle tecniche di produzione, sta riscontrando un tale successo che comincia ad essere applicato anche in altre carceri italiane.
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