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“IDENTITÀ GOLOSE” 2007, CONGRESSO ITALIANO DI CUCINA D’AUTORE, TRA QUALITÀ E INNOVAZIONE … PER SCOPRIRE I SEGRETI DELL’EREDITARIETÀ DEL “GENE” CULINARIO. GRANDI FAMIGLIE DI INTERPRETI DELLA CUCINA D’AUTORE, DAL 28 AL 31 GENNAIO, A MILANO

Qualità e innovazione: sono questi i temi da sempre caratterizzanti di “Identità Golose”, il primo congresso italiano di cucina d’autore in programma a Milano, dal 28 gennaio 31 gennaio 2007, ideato dal giornalista Paolo Marchi.
Tra le novità, quest’anno, “Cucinare, di gene in genio”, ovvero la trasmissione e l’evoluzione del genio culinario di generazione in generazione di alcune tra le più importanti famiglie di chef italiani e stranieri. Saliranno sul palco, in abbinata, ad “Identità Golose”, madri, padri e figli.
“Identità Golose” è il primo congresso italiano di cucina d'autore, nato dalla volontà del giornalista Paolo Marchi di dare dignità assoluta alla figura del cuoco e di tutti coloro che attorno a lui contribuiscono a fare della cucina una realtà di estrema, ma non sempre compresa, grandezza.
“Identità Golose” ha contribuito e contribuirà in futuro a definire l’identità della cucina italiana, anzi delle cucine italiane, mirando all'affermazione delle proprie originalità. L’appuntamento è stato, inoltre, un tributo verso realtà straniere che vanno rispettate e studiate, anche fatte proprie nei loro aspetti più felici, consapevoli che l'Italia a tavola è una protagonista, che non ha nulla da invidiare agli altri leader.

In particolare … Per scoprire i segreti dell’ereditarietà del “gene” culinario … Chi salirà sul palco?
A salire sul palco di Palazzo Mezzanotte saranno, infatti, Massimiliano Alajmo, con la madre Rita Chimetto ai fornelli dal 1960, che non aveva ancora vent’anni e che nel 1993 ha detto al figlio prendi il timone e vai per la tua strada. Qui la passione per la gastronomia è veramente un affare di famiglia, una condivisione di valori, di insegnamenti e di esperienze che, vicino Padova, hanno dato vita ad un “sistema” per la ristorazione, le cui azioni sono regolate dal motto “ciò che diventa era”.
La tradizione è rappresentata dai piatti storici che Massimiliano, detto il Mozart dei fornelli - nessuno prima di lui ha conquistato due stelle Michelin a meno di trent’anni - ha saputo sapientemente far propri, arricchendoli.
Sulla ribalta ormai è sbarcato anche Giovanni Santini. Era il 1925 quando nonno Antonio acquistò la casa del pescatore dando vita a quello che sarebbe diventato il famoso “Dal Pescatore”. Attraverso la storia della famiglia, arrivata alla quarta generazione, si entra in un mondo profondamente radicato nella tradizione della campagna e della cucina italiana e, allo stesso tempo, si compie un viaggio pieno di suggestioni e di sorprese. Sin da piccolo Giovanni ha respirato l’arte culinaria e viaggiato assieme a mamma Nadia e a suo fratello Alberto, per conoscere, capire e studiare cucine, usi e costumi di altre regioni e altri paesi. Da qui il suo operato è andato nella direzione della tradizione con uno sguardo attento al contesto socio-storico-culturale al quale appartiene. Il suo credo è l’hic et hunc: un sapere scientifico, molte esperienze e la conoscenza trasmessogli dai genitori. E’ pronto per salpare al timone del “Dal Pescatore”per un nuovo approdo.
E, sempre sotto la lente attenta di “Identità Golose”, saliranno sul palco anche le famiglie di gola europee: per la Francia, la famiglia Troisgros, fondata nel 1930, la Maison Troisgros ha visto ben tre generazioni succedersi ai fornelli; l’attuale chef è Michel Troisgros, figlio di Pierre, creatore di superbe specialità di cucina francese come le saumon à l’oseille, le foie gras poêlé, le loup sur l'arête meunière aux cèpes secs, les tripes de veau “al dente” à la truffe noire. Per la Spagna, a fare gli onori di casa, la famiglia Alexandre: da settembre 2005 il destino della casa è passato nelle mani del figlio Raúl, che ha lavorato con i genitori ai fornelli durante più di un decennio. La continuità con il passato è nelle elaborazioni del pesce.
Ma di figli d’arte ad “Identità Golose” ce ne saranno anche “non accompagnati”: parliamo di esempi come Ernesto Iaccarino, volto nuovo ai fornelli del Don Alfonso a Sant’Agata sui Due Golfi. Figlio di Livia e Alfonso Iaccarino colpisce con i suoi piatti ma anche con i ragionamenti e la grinta. Giovane ma già bravissimo e sicuro di sé, ha preferito questa carriera ad una manageriale, e praticamente da autodidatta, insieme al padre e al fratello maggiore, dirige la cucina di Don Alfonso. Una sfida nella sfida ha, infatti, continuato il percorso di innovazione già iniziato dal padre Alfonso negli anni ’90, quando, come un’avanguardia artistica, ha stravolto la cucina partenopea facendole indossare un abito nuovo ma realizzato con le stesse materie prime.
E ancora un figlio che ha preso il volo è un altro campano doc, Alfonso Caputo, 35enne, che ha ereditato da suo padre Salvatore, un autentico capitano di lungo corso, la passione per i prodotti del mare e del sole di casa sua aggiungendoci nuove idee e stimoli che lo portano ai massimi livelli. Aiutato da mamma Grazia in cucina, dalla sorella Mariella in cantina e dal cognato Claudio in sala, Alfonso è un capitano che i gradi se li è conquistati sul campo.
E da qui al 2007 la lista si allungherà sicuramente … I primi geni familiari a salire sul palco saranno quelli della famiglia Perbellini, Tita e Giancarlo, pasticciere e cuoco, dal 1900, in Bovolone, come recita la loro insegna.

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