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IL 10% DEGLI ITALIANI PREFERISCE L’ACQUISTO IN FATTORIA, CHE VINCE SUI FARMERS’ MARKET (2%): LO DICE LA RICERCA ISPO DI RENATO MANNEHEIMER PER CONFAGRICOLTURA, CHE LANCIA IL PROGETTO “DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE”

Il 10% degli italiani acquista direttamente dal produttore in azienda, un’abitudine che si sta affermando sempre più e che vince nettamente sull’acquisto nei Farmers’ market (2%), che rappresentano una nicchia più comunicata che utilizzata. In futuro, infatti, i consumatori si rivolgeranno sempre più direttamente alle aziende, con il 64% interessato agli acquisti diretti dal produttore. Questa la tendenza che emerge dall’indagine Ispo del professor Renato Manneheimer per individuare le preferenze del pubblico negli acquisti alimentari, dai cui risultati, prima da Torino e poi su tutto il territorio nazionale, parte il progetto di Confagricoltura “Dal produttore al consumatore”: la “mission” è quella di mettere in rete un gruppo qualificato di imprese agricole, che avvalendosi della tutela di un marchio depositato e di un portale internet dedicato (www.dalproduttorealconsumatore.info) si impegnano a rispettare un codice di comportamento rigoroso basato su sicurezza alimentare, tipicità, tracciabilità e trasparenza, dando la possibilità ai consumatori di partire dai prodotti e trovare chi, dove e come li produce.

E per spiegare la strategia di Confagricoltura a proposito di commercializzazione e distribuzione, il presidente Federico Vecchioni, si rifà al progetto “Futuro Fertile”, in piena fase di realizzazione: “al di là di iniziative di nicchia - sottolinea - l’agricoltura non può prescindere da un sistema di vendita predominante. Intendiamo sfruttare al meglio le strutture efficienti nel sistema distributivo attraverso accordi di filiera stretti con la Gdo. Il nostro progetto, che trova ampi consensi nella comunità politica, in quella imprenditoriale, nella finanza e nel credito potrà garantire l’approvvigionamento del made in Italy e influire incisivamente sulla distribuzione del valore nella filiera agricoltura-industria alimentare-distribuzione. A tutto vantaggio di produttori e consumatori”.

Al progetto di Confagricoltura “Dal produttore al consumatore” possono aderire singoli agricoltori, società cooperative, associazioni e consorzi: l’offerta va dal vino all’ortofrutta, dal miele al latte crudo, dai formaggi alla carne e ai salumi. Ogni impresa ha a disposizione una pagina dedicata con un breve profilo che ne delinea le caratteristiche relative alla storia e ai metodi di produzione delle specialità offerte al pubblico, l’elenco dei prodotti in vendita, l’orario di apertura dello spaccio aziendale, la visualizzazione sulla mappa stradale e l’eventuale presenza sui mercati rionali (tutte le imprese agricole che aderiscono al progetto di Confagricoltura si impegnano inoltre a fornire al pubblico, senza obbligo di acquisto, ogni informazione sui prodotti posti in vendita, con prezzi chiaramente esposti).

Secondo l’indagine Ispo, tra i canali di acquisto, l’87% dei consumatori predilige il supermercato e l’ipermercato, il 24% acquista al mercato rionale o comunale, il 23% nei negozi e il 22% nelle catene di discount. La frequenza d’acquisto è quella settimanale “multipla” per il 50% degli intervistati, rispetto al 43% che acquista solo una volta alla settimana. Il dato interessante, secondo l’indagine, è il cambiamento rispetto a 12 mesi prima, per cui il 15% fa acquisti più spesso: una tipica conseguenza della crisi per cui si compra meno per evitare sprechi. Le ragioni che spingono invece a rivolgersi direttamente al produttore sono, da un lato, la possibilità di risparmiare pur comprando prodotti di qualità (38%), ma un altro elemento incentivante è l’opportunità di unire la convenienza di andare a fare acquisti in fattoria all’occasione di fare una piacevole gita fuori città (fattore rilevante, segnala l’Ispo, per anziani, pensionati e per chi risiede in piccoli centri 15%). Nei confronti dei prodotti agricoli, i consumatori italiani rivelano la loro attenzione verso cinque tematiche principali: la sicurezza alimentare (fondamentale per il 93% degli intervistati), il luogo di origine delle materie prime (81%), il luogo di lavorazione, trasformazione e confezionamento del prodotto (79%), la certificazione dei prodotti con marchi Dop/Igt (81%) e la possibilità di acquisto diretto presso il produttore (64%). Nel campione intervistato da Ispo per Confagricoltura, ben il 50% si dichiara interessato a tutte e cinque queste tematiche, seguito dal 23% di coloro a cui ne interessano 4 su 5. Naturalmente risulta importantissimo il rapporto qualità-prezzo (64%), mentre alla verifica della conoscenza della differenza tra i marchi di origine controllata e protetta ( Igp, Dop, Docg, Doc, Igt) e i marchi del territorio di produzione (Parma, Langhe, Val di Non) il 75% degli intervistati non sa rispondere, solo il 12% risponde e distingue, ma solo il 3% dà una risposta pienamente corretta.

Il quadro che emerge dall’indagine Ispo è quello di un italiano “disincantato, pragmatico quanto basta per far quadrare il bilancio familiare anche rinunciando alle “sirene” del brand”. Così i prodotti certificati e la notorietà di grandi aziende/marchi risultano essere poco decisivi, arrivando a pesare nelle scelte alimentari degli italiani appena il 23% sul totale.

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