Si celebra il 16 ottobre (come ogni anno dal 2006) la giornata mondiale del pane, in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Alimentazione: il pane è alla base della piramide nutrizionale ma anche della piramide ambientale visto il ridottissimo impatto del processo di produzione sull’ambiente. Tuttavia, la sua presenza nella nostra dieta quotidiana sta diminuendo. “Gli impieghi di farina di frumento tenero per la produzione di pane e sostituti del pane quali cracker, salatini, friselle, grissini, pan carré, pani croccanti, schiacciatine e taralli hanno registrato, nel 2015, una diminuzione - commenta Ivano Vacondio, presidente Italmopa, l’associazione industriali mugnai d’Italia - dell’1,6% rispetto al 2014 . La riduzione ha riguardato essenzialmente il prodotto pane il cui consumo è risultato in riduzione del 40% negli ultimi 25 anni. Riduzione che appare riconducibile ad un cambiamento delle abitudini alimentari incoraggiato anche da un’informazione non sempre corretta che tende a demonizzare, senza alcuna base scientifica, l’energia pulita fornita dai carboidrati o da alcune tipologie di carboidrati”.
Il consumo nazionale di pane si attesta ormai in meno di 43 kg pro capite, un livello largamente inferiore a quello constatato negli altri principali paesi comunitari (95 kg per la Romania, 81 kg per la Germania, 52 kg per la Polonia, 48 kg per la Spagna e il Regno Unito, 47 kg per la Francia).
“Il pane è un alimento fondamentalmente costituito da carboidrati complessi, fibra e proteine - spiega il nutrizionista Pietro Antonio Migliaccio - si tratta di carboidrati ad alto contenuto glicemico, quindi diversi dai carboidrati della pasta. Nella piramide alimentare e nel tradizionale modello alimentare mediterraneo, i cereali sono la fonte principale di energia dell’alimentazione e dovrebbero occupare il 60% dell’introito giornaliero. Questa fonte di energia l’abbiamo grazie all’amido di cui i cereali sono ricchi e che troviamo nel pane, nella pasta, nel riso, nei biscotti, e nelle patate. Il pane dovrebbe essere consumato tutti i giorni, almeno due volte al giorno ma attualmente il consumo di pane è del 12% sul totale degli alimenti. Le abitudini alimentari sono cambiate molto negli ultimi decenni e al giorno d’oggi si consumano cibi ricchi di grassi, molta carne e salumi, a discapito di pane, pasta, frutta e verdura. Un comportamento senza dubbio non equilibrato”.
Il consumo in Italia varia da regione a regione, il pane fresco rappresenta ben il 95% dei volumi e si mangia soprattutto a pranzo e cena. Ma chi sono i maggiori consumatori di pane in Italia? Secondo uno studio della Gira, società europea di ricerche di mercato, i maggiori consumatori sarebbero gli abitanti del Sud Italia. Qui si prediligono pani di grano duro e di grandi formati (da 350-500 kg), mentre al Nord si consumano soprattutto panini di piccole dimensioni. La Gira, società europea di ricerche di mercato, ha rilevato una differenza anche nel consumo del pane in pianura o in montagna: nella prima lo si preferisce morbido e di piccolo formato, mentre in vetta si acquista pane di grandi dimensioni con crosta dura.
L’Italia può contare su 6 tipi di pane riconosciuti dall’Unione Europea: Coppia ferrarese (Igp), Pagnotta del Dittaino (Dop), Pane casareccio di Genzano (Igp), Pane di Altamura (Dop), Pane di Matera (Igp) e Pane Toscano (Dop). Si parla di più di 400 diversi tipi di tutta Italia.
Il pane è per definizione un alimento povero e bastano pochi ingredienti: farina, acqua e lievito. Ma basta aggiungere un ingrediente, variare la forma, lavorare per più o meno tempo l’impasto e i risultati possono essere molteplici e sorprendenti. Tuttavia, nonostante un aumento di richiesta di pani regionali o speciali, il pane bianco, prodotto con farina di frumento tenero, rimane il tipo più consumato e i suoi formati classici i più scelti.
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