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ANALISI

Il 2020 rallenta la corsa della Borgogna sul mercato secondario dei fine wine

Report Liv-ex: i vini di Borgogna al top per prezzo medio, boom di etichette e annate scambiate, Romanée-Conti il più prezioso
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I filari di Romanée-Conti, in Borgogna

Sul mercato secondario dei fine wine, monitorato e analizzato dal suo indice di riferimento, il Liv-ex, i vini top di Borgogna, con il sottoindice Burgundy 150, hanno registrato, dal 2003 ad oggi, la performance migliore tra tutti i gradi territori enoici del mondo. Una corsa che, però, nel 2019 ha segnato la prima forte frenata, con un calo dell’8,8%, il più fragoroso tra tutti gli indici, cui è seguito un più contenuto -1,5% nel 2020. I motivi del calo, che, comunque, non scalfisce la posizione delle etichette di Borgogna, ancora di gran lunga al top per prezzo medio, risiedono essenzialmente in tre fattori, come rivela il Report del Liv-ex: una combinazione di effetto Covid-19, prezzi altissimi dell’annata 2018 e dazi Usa, che hanno influito molto sulle capacità e possibilità d’investimento dei collezionisti d’Oltreoceano. Ciò nonostante, l’indice dei vini di Borgogna si è dimostrati, nel 2020, più performante di tanti indici azionari, dal FTSE 100 all’Hang Seng, ma peggio del S&P 500 e del tedesco DAX.
La performance straordinaria dell’ultimo decennio delle etichette più prestigiose di Borgogna, ha spinto i collezionisti di tutto il mondo a puntare sempre su nuove etichette, permettendo a tante altre realtà del territorio di emergere. Così, il numero delle etichette scambiate, sia in termine di vini che di annate, è cresciuto globalmente del 28% nel corso del 2020, mentre quello delle diverse etichette di ben il 40%. Nel mercato secondario dei fine wine ci sono sempre più vini di Borgogna a prezzi sempre più abbordabili, di conseguenza aumenta sensibilmente il numero dei vini effettivamente scambiati con regolarità, in crescita del 34% sul 2019 e del 79% sul 2018. Ma quali sono le annate di Borgogna che hanno effettivamente animato il mercato nel 2020? Le più recenti, ossia la 2017 (22%), la 2018 (15%) e la 2016 (9%).
A valore, tre sono le griffe che hanno dominato il mercato: Domaine Romanée-Conti, Armand Rousseau e Leroy. Se dividiamo le quote di mercato per cru, invece, comanda Romanee Conti (8,8%), seguita da Chambertin (6%), Musigny e Montrachet, entrambe al 4,2%. Crescono, comunque, le quote di Batard-Montrachet, Clos de Vougeot, Chevalier-Montrachet, Clos de la Roche e dei migliori Chablis. Domaine de la Romanee-Conti Romanee-Conti Grand Cru 2016 è stato in assoluto il vino di Borgogna più scambiato a valore, sul Liv-ex, del 2020, mentre a volume l’etichetta più trattata è stata quello dell’Etienne Sauzet Bourgogne Blanc 2015. Storicamente, così come accade a Bordeaux, sono i rossi a mettere a segno le performance migliori, e infatti negli ultimi cinque anni la crescita del prezzo medio dei rossi di Borgogna è stata del 78,6%, contro il 28,9% dei bianchi. E nel 2020 il prezzo medio dei rossi, a cassa, sul Liv-ex, è stato il doppio dei bianchi.
Il Covid-19, ovviamente, ha avuto un impatto anche sul mercato secondario dei fine wine, costretto a seguire la via dell’automazione, che ha reso tutto più semplice, tanto che nel 2020 le transazioni automatizzate hanno rappresentato il 36% di tutte le transizioni che hanno riguardato i vini di Borgogna. Per l’annata 2019, i wine merchant nonostante il rincaro dei prezzi di rilascio, legato alla scarsità della raccolta, registrano una certa vivacità del mercato, pronto a premiare un’ottima annata. Nella speranza, nel 2021, di tornare fisicamente tra i vigneti e le cantine della Borgogna.

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