Il 2021 sarà ricordato come l’anno della definitiva consacrazione della Dieta Mediterranea, eletta migliore dieta al mondo (davanti alla flexariana e alla dash) dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s e “confortata” anche dal record nelle esportazioni nazionali dei suoi prodotti base, dalla frutta alla verdura, dalla pasta all’olio extravergine fino al vino. A dirlo è un’analisi Coldiretti, su dati Istat relativi ai primi 7 mesi del (sullo stesso periodo del 2010), l’anno in cui la Dieta Mediterranea è stata inserita nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco, anche grazie agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che, per primo, ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli (Salerno). In 11 anni esatti dal riconoscimento (16 novembre), la domanda dei prodotti made in Italy ha conosciuto un balzo del +56% in media e incrementi importanti per i singoli prodotti, dal vino (+72%) alla pasta (+59%), dalla frutta e verdura conservata (+50%) alla frutta e verdura fresca (+39%), fino all’olio extravergine di oliva (+38%).
Un primato che trova un riscontro pratico nell’alimentazione degli italiani, basata sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari, che ha consentito una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale, pari a 79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne, anche se con la pandemia si è verificata una brusca inversione di tendenza.
Un successo che oggi è sotto attacco a livello internazionale dei sistemi di etichettatura a colori come il Nutriscore francese e quello a semaforo inglese che promuovono cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e sfavoriscono elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il Prosciutto di Parma, le cui semplici ricette non possono essere certo modificate. Si tratta, infatti, sottolinea la Coldiretti, di un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Una anomalia che sta facendo allargare il fronte dei Paesi contrari nella Ue con perplessità che stanno crescendo in Spagna dove il Senato con una mozione della commissione salute e consumo ha chiesto al Governo di bloccare l’adozione del Nutriscore, che provocherebbe incertezza negli operatori del settore agroalimentare e confusione nel consumatore soprattutto per l’opposizione dei produttori di olio di oliva e in Francia dove sotto la pressione di produttori di formaggio il ministro dell’Agricoltura ha dichiarato che “è necessaria una revisione della metodologia su cui si basa il sistema, perché determina classificazioni che non sono necessariamente conformi alle abitudini alimentari”.
L’Italia, conclude la Coldiretti, si sta muovendo con intelligenza per rafforzare ulteriormente una coalizione a supporto di un sistema armonizzato, che sia diverso dal Nutriscore e che vada a rivedere alcuni dei principi e idee alla base del sistema francese, supportata anche formalmente al momento da Repubblica Ceca, Romania, Cipro, Grecia e Ungheria.
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