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IL 6% DEL VINO ITALIANO E’ ROSATO, ED IL 40% SI PRODUCE IN PUGLIA. MA IL 70% (DEI SONDATI DALL’“ACCADEMIA DELLA VITE E DEL VINO”) NON NE HA MAI COMPRATA UNA BOTTIGLIA. PER VALORIZZARLO IL PRIMO CONCORSO NAZIONALE VINI ROSATI D’ITALIA

Italia
Rosati di Puglia

Il mercato dei vini rosati in Italia vive una rinnovata vitalità, da tempo attesa, che segue l’onda lunga del consumatore di vino, sempre più attento a scoprire o riscoprire novità e stretti legami tra denominazioni d’origine e territorio, tanto che, forti di una crescita dei consumi costante e di una tradizione da riscoprire, che ha nella Puglia le proprie radici, arrivano, proprio su iniziativa della Regione Puglia, un Osservatorio sui vini rosati ed il Concorso nazionale Vini Rosati d’Italia, che premierà il migliore della categoria che sta conquistando i giovani wine lovers (iscrizioni aperte fino al 6 aprile; info su: www.concorsorosatiditalia.it).
Per indagare l’inesplorato mondo del vino in rosa, l’Accademia della Vite e del Vino ha avviato uno studio che tracci il profilo del consumatore abituale: l’obiettivo dell’indagine è stato quello di tracciare un fotografia sul profilo del consumatore di vino rosato e sui principali fattori e conoscenze che spingono alla scelta ed all’acquisto, in una più ampia analisi del contesto produttivo delle Regioni italiane protagoniste nella vinificazione dei rosati, sui dati di Infocamere e Agea - Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura relativi alla produzione 2009 e 2010 per i vini a Indicazione Geografica Tipica (Igt), Denominazione di Origine (Do), vini spumanti e vini frizzanti.
La struttura produttiva del settore vitivinicolo, per il segmento dei vini rosati, è stata caratterizzata, nel 2010, da un aumento del 10% in quantità sul 2009: in particolare, la tendenza produttiva negli ultimi due anni mostra un incremento nella produzione di vino Igt e Spumante ed una riduzione nella produzione di vino a Denominazione di Origine: il 40 % della produzione è localizzata nella regione Puglia, seguono il Veneto, la Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna e la Calabria. Sul dinamismo della produzione di vini rosati, meno facilmente interpretabili appaiono i dati del consumo nazionale e regionale, ma sembrano emergere tendenze interessanti: nonostante il consumo di vini rosati rimanga ancora marginale rispetto a vini bianchi e rossi, il segmento dei rosati è quello che ha registrato il maggior incremento dei consumi sia a livello mondiale che a livello italiano. Il vino rosato, nel 2010, rappresenta il 4% medio del totale del vino da tavola bevuto nell’anno, e l’1% dei vini a denominazione d’origine. In termini di valore, invece, il vino rosato scende ulteriormente di incidenza per i vini comuni (3%) mentre mantiene il suo valore per le denominazioni di origine.
L’indagine sulle occasioni e preferenze di consumo, ha permesso di ottenere informazioni nuove e rilevanti sul comportamento di scelta dei vino rosato: i consumatori sono distribuiti equamente fra maschi e femmine in una fascia di età compresa fra i 30 e i 39 anni. Il 58% degli intervistati è sposato o convive con il partner e solo il 30% ha uno o più figli. Il 90% ha ottenuto il più alto grado di istruzione, solo il 10% ha un diploma di maturità. Gli occupati a tempo pieno rappresentano l’80% del campione, mentre gli altri si distribuiscono fra studenti, lavoratori part-time, casalinghe o altro. Un’ampia maggioranza di intervistati ha dichiarato un reddito annuale superiore ai 70.000 euro, il 40% del campione consuma una o due bottiglie alla settimana (1 o due bicchieri al giorno). Fra coloro che non consumano vino quotidianamente, la classe di frequenza più numerosa è “un bicchiere ogni due o tre giorni”, che supera “da due a quattro bicchieri al giorno (2-5 bottiglie a settimana)”. Alla domanda “Come identifica un vino rosato?” l’85% ha dichiarato di riconoscerlo come un vino prodotto con particolari tecniche, e solo il 15% come una miscela fra vino bianco e vino rosso. Il 65% degli intervistati ha localizzato la produzione per quantità all’estero, indicando la Francia come il paese produttivo più importante per notorietà, solo il restante 35% ha assegnato all’Italia il primario. Tra questi, la regione di provenienza sembra essere molto confusa: emergono infatti Puglia, Veneto, Marche, Calabria e Sicilia.
Il 100% ha dichiarato di aver consumato almeno una volta vino rosato: il 25% meno di un mese fa, il 40% da uno a tre mesi fa, il 30% più di un mese fa, ed il 60% ha dichiarato di averlo consumato nella tipologia di “non frizzante”. Il 40% ha indicato fra le occasioni di consumo “aperitivo fuori casa”, un 10% di averlo “assaggiato durante una degustazione guidata”, mentre il restante 50% è distribuito fra “pranzo o cena a casa con amici” e “pranzo o cena fuori casa con amici”. Un interessante informazione riguarda l’acquisto di vino rosato: il 70 % degli intervistati non ha mai acquistato una bottiglia di vino rosato, confermando quanta strada ci sia ancora da fare e quante possibilità ci siano da esplorare.

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