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IL “DISTRETTO” DEL BRUNELLO A 380 MILIARDI DI GIRO D’AFFARI (+ 15% NEL 2000). A “BENVENUTO BRUNELLO” FISSATO IL “RATING” DELLA VENDEMMIA 2000: 3 STELLE

Consorzio del Brunello
Il presidente del Consorzio del Brunello Filippo Baldassarre Fanti

Nel 2000, il business del “distretto del Brunello di Montalcino” (204 viticoltori - di cui 135 imbottigliatori - per 2600 ettari, con una produzione di 12 milioni di bottiglie, di cui 4,4 di Brunello) è stato di 230 miliardi di business, oltre a 150 miliardi di indotto nel turismo e terziario (che muove oltre 900.000 turisti): è questa la fotografia economico-finanziaria del territorio del Brunello (che segna un + 15% sul ’99), completata anche dal fatto che l’export tocca quota 64% (in particolare: Usa, primo mercato, Svizzera, Germania, Canada, Austria), e che, stando ad una recente indagine dell'Istituto Nazionale d’Economia Agraria, il Brunello è al top della classifica dei valori fondiari (un ettaro di vigneto di Brunello di Montalcino ha un valore di 270 milioni).

Lo ha comunicato il Consorzio del Brunello, l’organizzazione dei viticoltori di Montalcino (con obiettivi di tutela e di promozione), che ha organizzato il 16/17 febbraio 2001 a Montalcino il “road show” del famoso rosso toscano per la stampa e per gli operatori italiani ed esteri (con le annate di Brunello Riserva ’95, Brunello ’96 e Rosso di Montalcino ‘99) ed ha fissato in tre stelle (su cinque) il “rating” della vendemmia 2000: “l’evento internazionale Benvenuto Brunello - spiega il presidente del Consorzio, Filippo Baldassarre Fanti - è stato importante perché ha fissato anche quest’anno il “rating” (dopo uno scrupoloso lavoro d’analisi chimiche e organolettiche e di degustazioni, da parte di una speciale commissione composta da 18 “grandi” enologi) in stelle dell’ultima annata, e perché, con il giudizio sulla vendemmia, si è confermata l’indicazione-consiglio del Consorzio ai produttori di mettere in commercio poco Brunello nelle annate più difficili (oltre che di effettuare una forte selezione qualitativa), ed a commercializzare invece più Brunello nelle annate migliori”.

Il Brunello di Montalcino, grazie all’indiscussa qualità e anche ad una accurata politica di tutela e di immagine, regna ormai al vertice della grande critica internazionale: “i vini di Montalcino - continua Fanti - vanno a gonfie vele sui mercati di tutto il mondo ed anche in Italia: esiste, insomma, una congiuntura internazionale favorevole dovuta al rinnovato interesse intorno alla cucina italiana ed un forte interesse intorno ai vini rossi, molto rivalutati per i positivi effetti salutistici di un consumo moderato. Ma questi risultati non devono far stare tranquilli: si deve sempre di più continuare nella strada del produrre bene e nel promuovere bene”.

Montalcino (che, come “marchio”, secondo uno studio dell’Università Bocconi di Milano, vale oltre 500 miliardi) sarà, inoltre, entro 2/3 anni, il primo territorio d’Italia e d’Europa ad avere la certificazione di qualità ambientale Iso 14000 per il suo intero sistema produttivo. Il Brunello, in questi ultimi anni, è stato ritratto anche come “bene rifugio” o comunque come ottimo investimento, con paragoni ad azioni dal rendimento sicuro, sia per le vecchie Riserve sia per la formula della vendita “en primeur” (o “futures sul Brunello”) e dei “warrant” legati ai prestiti obbligazionari. Ed è grazie al Brunello e ad altri vini, che Montalcino è diventato uno dei “poli magnetici” per eccellenza dell’enoturismo nel mondo: lo ha confermato, nel 2000, uno studio del professor Fabio Taiti, presidente dell’istituto di ricerca socio-economica Censis Servizi Spa. “Il turismo del vino a Montalcino - ha detto il Censis - è stato il volano più efficiente, anche per la presenza di strategie di territorio e standard d’ottima qualità, per muovere flussi, grazie al mix dei suoi principali elementi: cultura, paesaggio, vino (si vende sul territorio il 19% del Brunello), tradizioni, cucina, arte, prodotti dell’artigianato agroalimentare”.

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