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IL “FINALCIAL TIME” ESPRIME DUBBI SULL'EFFICIACIA DELLA TUTELA DELL’UNIONE EUROPEA SUI PRODOTTI TIPICI

I prodotti alimentari tipici europei "non hanno bisogno della protezione dei Governi": lo afferma oggi il quotidiano britannico "Financial Times", che manifesta dubbi sul buon esito del pressing che l'Unione Europea intende esercitare alla Wto per difendere alcuni dei più prestigiosi prosciutti, formaggi, vini e liquori del vecchio continente. "E' poco probabile che la campagna dell'Unione Europea per limitare l'uso dei nomi di tali prodotti alle regioni da dove provengono riesca ad ottenere il sostegno della Wto", afferma in un editoriale il quotidiano, secondo il quale tale iniziativa potrebbe addirittura essere controproducente "per gli stessi produttori che si vuole proteggere".
Secondo il "Financial Times", le ragioni di fondo della campagna dell'Unione Europea "non sono chiare" e, anzi, "gli altri paesi della Wto sospettano che si punta in realtà a difendere dalla concorrenza produttori inefficienti e che ricevono ingenti sussidi".
Il quotidiano di Londra si domanda, d'altra parte, se la tutela degli alimenti più tipici dell'Unione Europea sia uno strumento commercialmente valido: non è per esempio sicuro che "le vendite del Gorgonzola aumentino solo perché è presentato quale un prodotto italiano", afferma il quotidiano, precisando che "in un modo o in un altro le società americane sono in grado di trovare i meccanismi per vendere i propri prodotti - in genere più a buon mercato di quelli europei - presentandoli con altri nomi".
Il "Financial Times" ricorda anche contrasti esistenti fra i Quindici sulla lista con i prodotti da tutelare, segnalando per esempio il caso della "feta", nome che secondo Bruxelles può essere utilizzato solo dalla Grecia, anche se la Danimarca è un grande produttore di un formaggio considerato da alcuni come un prodotto generico, "proprio come il cheddar britannico".

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