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Il business delle agromafie cresce nel 2017 raggiungendo i 21,8 miliardi di euro di affari, +30% sul 2016 a causa dell’italian sounding e falso made in Italy: così Coldiretti nella Giornata della Memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

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Cresce il business della agromafie, con un giro di affari ormai di 22 miliardi di euro dice la Coldiretti nella Giornata della Memoria in ricordo delle vittime delle mafie

Il mercato dei consumi si evolve di continuo, e purtroppo anche la malavita che ci gira intorno è veloce a fiutare gli affari più fruttuosi. Secondo la Coldiretti, in Italia gli affari delle agromafie nel 2017 sono cresciuti del 30% sul 2016, raggiungendo i 21,8 miliardi di euro di valore: questo a causa dell’interesse delle mafie per il settore agricolo in ogni suo componente, dalla filiera del cibo, alla sua produzione, il trasporto, la distribuzione e la vendita. Secondo l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso dalla Coldiretti con il procuratore Giancarlo Caselli alla guida il Comitato Scientifico (www.osservatorioagromafie.it), furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, il cosiddetto “pizzo” anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto, di guardiania e di caporalato alle aziende agricole sono gli ambiti dove l’azione mafiosa è più diffusa nella produzione agricola. Proprio oggi è la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, e purtroppo quello che stima la Coldiretti non è niente di positivo.
Le mafie, denuncia la Coldiretti, condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding (quei prodotti che hanno nomi che richiamano l’italianità, ma sono del tutto falsi, ndr) e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto. In questo modo la malavita si appropria, sottolinea ancora la Coldiretti, di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio made in Italy.
Grazie alla sua diffusione su tutto il territorio e il ritrovato interesse che ha ritrovato in politica e nei consumatori, l’agroalimentare è divenuto, denuncia Coldiretti, una delle aree prioritarie di investimento della criminalità che ne comprende la strategicità in tempo di crisi, perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone. Grazie ad una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite muovendosi ormai come articolate holding finanziarie, all’interno delle quali anche i supermercati rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalità dietro la quale non è sempre facile risalire ai veri proprietari ed all’origine dei capitali.

“Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - ma anche con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto”.

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