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IL CAFFÈ PARLA ANCORA ITALIANO, ALMENO NELLA QUALITÀ, MA NEI CONSUMI, CON 600 TAZZINE PRO CAPITE L’ANNO, SIAMO SOLO SESTI IN EUROPA, DOVE COMANDA LA GERMANIA. I NUMERI DEL SETTORE E LE TENDENZE NELLA TAZZA BY TIRRENO C.T.

Il caffè parla ancora italiano, almeno nella qualità, ma nei consumi, con 600 tazzine pro capite l’anno, siamo solo sesti in Europa, dove comanda la Germania. Solo il 4% degli italiani supera i 6 espressi al giorno, l’81% arriva al massimo a tre. In media il prezzo di una tazzina di caffè è di 0,94 euro, mentre il cappuccino si attesta su 1,26 euro, mentre impazza la “latte art”, ovvero la decorazione del latte nei caffè e nei cappuccini. I numeri e le tendenze del settore a Tirreno C.T., di scena a Carrara fino al 27 febbraio (www.tirrenoct.it).
Parlando di numeri, gli uomini ne bevono più delle donne (in media 1,7 contro 1,5 al giorno), mentre più cari si pagano generalmente in Emilia Romagna, in particolare a Ravenna (1,08 euro), Ferrara (1,07 euro), Bologna (1,04 euro, lo stesso valore di Bolzano), Forlì e Modena (1,02 euro). Le tazzine più cheap si consumano invece tra Bari (0,77 euro), Reggio Calabria (0,77 euro) e Cagliari (0,83 euro). Differenze si riscontrano anche nelle principali città: da 0,97 euro di Milano passiamo infatti allo 0,84 di Roma e Napoli, mentre Torino tocca quota 1,02 euro. Stesso discorso vale per il cappuccino, che passa dall’1,03 euro di Roma all’1,56 di Bolzano con i mezzo l’1,27 euro di Milano. Significativamente alte le cifre anche tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: a Trieste un cappuccino costa 1,48 euro, a Verona 1,42, a Pordenone 1,41 euro. Dato curioso, a Palermo il cappuccino costa in proporzione molto più del caffè: 0,88 euro per un caffè contro ben 1,46 euro per un cappuccio.
A livello regionale la Lombardia è la regione italiana con la presenza maggiore di bar, ben 30.000, pari al 17% del totale. Altrettanto significativa è la diffusione dei bar in Veneto, Lazio e Campania. A fronte di un indice di densità medio di 2,8 bar per mille abitanti vanno poi segnalati i valori di Valle d’Aosta (4,6), Liguria (4,4) e Sardegna (3,8). La Toscana ha un indice di densità pari a 2,8. La densità più bassa si ha in Sicilia con 1,7.
Allo stand della Federazione Italiana Barman, tutti i giorni c’è Manuel Sakay, barman toscano, di Pisa per la precisione, che più volte ha conquistato vari titoli e premi nella disciplina della “latte art”, ovvero la decorazione del latte nei caffè e nei cappuccini. “E’ un modo diverso per comunicare un prodotto così quotidiano come un cappuccino - spiega il “maestro” delle decorazioni - e questo perché ormai il consumatore pretende attenzione e rispetto della qualità anche in prodotti di largo consumo come un caffè macchiato o un cappuccino stesso”.
Per un buon caffè, ovviamente, non si può proprio prescindere da una buona materia prima, come racconta l’esperienza di Filippo Carandente, responsabile tecnico dell’azienda napoletana Kenon: “Il nostro brand e il nostro marchio “oro di Napoli” sono registrati e sono il riconoscimento di un vero caffè made in Naples. Acquistiamo caffè verde nelle migliori zone del pianeta, lo portiamo a Napoli e lo tostiamo secondo la nostra tradizione napoletana. Solo se hai alla base una ottima materia prima riesci ad avere un prodotto finale che regge la nostra tostatura. E nella tazzina si sente la differenza”. E si sente anche lontano da casa, visto che Kenon esporta il suo caffè fino ad Hong Kong ed alla Cina.
E se la miscela è fondamentale, per un vero caffè espresso italiano non può essere sottovalutata la macchina da caffè. Meglio se questa è tutta made in Italy, costruita pezzo per pezzo con passione artigianale da La Marzocco di Scarperia. “Abbiamo continuato a fare macchine di alto livello sebbene con la crisi il mercato chiedesse prodotti low cost”, spiega Paolo Giribuola, direttore vendite Italia di La Marzocco. “Le nostre macchine sono tutte in acciaio inox, l’acqua e il caffè escono con la loro purezza, tutte fatte in maniera artigianale, ogni pezzo prodotto in Italia, non abbiamo delocalizzato niente. Quello su cui non abbiamo voluto cedere è la qualità, non aumentiamo i ritmi, i volumi, per non abbassare la qualità”.

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