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“Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia, e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Perché nel 2015 non si può morire di lavoro nei campi

È semplicemente inaccettabile che, nel 2015, si possa morire ancora di lavoro nei campi. Ovunque, per una questione di dignità umana, e tanto più in un Paese avanzato e che fa dell’agricoltura un vanto, come l’Italia. Eppure, come riportano le cronache degli ultimi giorni, continua a succedere, soprattutto dove parte del lavoro è gestito ancora in modo irregolare e criminale, dal caporalato in Agricoltura. “Che è un fenomeno da combattere come la mafia, e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. Chi conosce situazioni irregolari deve denunciarle senza esitazione”, ha detto il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, dopo la notizia, nei giorni scorsi, della morte di una bracciante nei campi di Andria, mentre lavorava in una vigna per la produzione di una da tavola, che ha fatto seguito ad un altro decesso, sempre in Puglia, di un bracciante per la raccolta di pomodori, e di altri episodi di malori ed irregolarità. Bene quindi le parole del Ministro, purché si passi ai fatti.
“In queste settimane - aggiunge Martina - abbiamo lavorato con il Ministero del Lavoro sia per intensificare i controlli che per consolidare nuove pratiche utili al contrasto permanente del fenomeno. Dal primo settembre prenderà il via anche la “Rete del lavoro agricolo di qualità”, che abbiamo fortemente, e che è diventata finalmente realtà in questi mesi. È uno strumento importante. Le aziende agricole - spiega Martina - potranno aderire alla Rete tramite il portare internet dell’Inps. Per la prima volta in Italia si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che riguarderà proprio le imprese agricole. Il “certificato di qualità” non sarà un semplice bollino di natura burocratica ma attesterà il percorso delle verifiche puntuali e preventive effettuate individuando e valorizzando le aziende virtuose”.
Ma sarà anche rafforzato il coordinamento tra istituzioni e parti sociali, con il completamento dell’iter parlamentare del “collegato agricoltura”, che “prevede l’adesione alla Rete attraverso la stipula di convenzioni, degli sportelli unici per l’immigrazione, delle istituzioni locali, dei centri per l’impiego e degli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. Questo è solo un primo passo - conclude il ministro Martina -, ma può fare davvero la differenza se utilizzato con continuità e attenzione da parte di tutti. La nostra deve essere una battaglia senza sosta e senza quartiere alla piaga del caporalato e del lavoro nero in agricoltura”.

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