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IL “CARO GASOLIO” COLPISCE INESORABILMENTE ANCHE L’AGRICOLTURA, PER OGNI IMPRESA L’AUMENTO DELLE ACCISE COSTERÀ OLTRE 3.000 EURO. LA CIA LANCIA L’ALLARME. FOCUS - COLDIRETTI: “UN PIENO COSTA PIÙ DEL PRANZO DI NATALE”

L’aumento delle accise sui carburanti è un colpo di scure micidiale per l’agricoltura italiana. E così i bilanci di migliaia di imprese sono sempre più “in rosso”. Il rincaro del gasolio (11,2 centesimi al litro, mentre quello agricolo ha ormai superato abbondantemente l’euro a litro) avrà effetti devastanti nel settore. Le conseguenze non saranno solo per le serre (dove c’è un utilizzo elevato del carburante), che in questi ultimi mesi hanno già subito danni drammatici. Ma anche per le altre aziende è profonda emergenza. Secondo le prime stime, l’incremento deciso con la manovra del governo Monti comporterà un costo di oltre tremila euro a impresa. Costo che si aggiunge a quello (più di 2 miliardi di euro) sostenuto durante nel corso del 2011 a causa dell’impennata dei prezzi dei prodotti petroliferi. È quanto denuncia la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori seriamente preoccupata da una situazione allarmante per l’imprenditoria agricola, costretta a sostenere pesanti oneri produttivi e contribuitivi, che con i recenti provvedimenti varati dell’esecutivo lieviteranno in maniera notevole.
“Di fronte a un’escalation del genere - avverte la Cia - c’è il fondato pericolo che molte imprese possano uscire dal mercato. Da qui l’esigenza di provvedere al più presto con adeguate agevolazioni in modo da consentire ai produttori agricoli di svolgere un’adeguata attività imprenditoriale. E’ vero che lo scenario economico e finanziario del nostro Paese richiede una linea di rigore, ma è altrettanto vero che se si agisce solo con aumenti e tagli si affossa il lavoro di tantissimi agricoltori”.
La Cia ricorda che la situazione per l’agricoltura si era fatta già difficile nel novembre del 2009, quando furono abolite le agevolazioni (l’accisa zero) sull’acquisto di gasolio per le serre.
Durante quest’anno, anche a causa del maltempo e di una stagione invernale molto fredda, è cresciuto il ricorso al riscaldamento delle strutture serricole e ciò ha fatto registrare un incremento di consumi di carburanti, con il relativo aggravio per la gestione aziendale. Non solo. Il periodo delle grandi raccolte, con l’inevitabile utilizzo massiccio di macchinari, ha provocato problemi di carattere economico per tutte le imprese agricole, che continuano a fare i conti con costi produttivi pesanti e con prezzi non certo remunerativi.
Per questa ragione, la Cia si appella al governo affinché provveda, nei confronti del settore primario, all’introduzione di una sorta di “bonus” produttivo sia per le serre e per tutte le aziende agricole, garantendo così costi meno onerosi. Altrimenti, si esce dal mercato, con pesanti conseguenze sociali ed economiche.

Focus - Coldiretti: un pieno costa più del pranzo di Natale
Nuovo record per l’Italia: benzina a1,7 euro al litro! La metà del prezzo medio di una bottiglia di spumante e oltre un terzo di quello di un panettone: il pieno costa alle famiglie più del pranzo di Natale. L’analisi di Coldiretti sulle conseguenze dell’aumento delle accise per la benzina e il diesel a seguito della manovra. Fra i rischi l’effetto valanga sul prezzo finale di vendita dei prodotti. Ripercussioni anche sui campi dove in 1 anno l’ascesa del prezzo del “gasolio agricolo” è costato circa 250 milioni di euro, +46% del costo al litro, (info: www.coldiretti.it).
Fare il pieno a un’auto di media cilindrata con un serbatoio di 50 litri costa ben 85 euro, un importo leggermente superiore a quello che destineranno in media le famiglie italiane per la preparazione del pranzo di Natale. D’altra parte - sottolinea la Coldiretti - un litro di benzina è arrivato a costare circa la metà di una bottiglia di spumante e oltre 1/3 di un panettone che sono i prodotti immancabili sulle tavole delle feste. Si tratta - continua la Coldiretti - dell’effetto più evidente dei cambiamenti in atto nella distribuzione della spesa degli italiani con trasporti, combustibili ed energia elettrica che hanno sorpassato alimentari e bevande. In un paese come l’Italia dove l’86% dei trasporti commerciali avviene su gomma l’aumento dei carburanti rischia di determinare peraltro un effetto valanga sul prezzo finale di vendita dei prodotti con ogni pasto che - precisa la Coldiretti - percorre infatti in media quasi 2.000 chilometri prima di giungere sulle tavole. Le conseguenze si sentono in realtà già a partire dai campi dove in un anno l’aumento del prezzo del gasolio destinato all’attività agricola è costato - stima la Coldiretti - circa 250 milioni di euro, con un incremento del 46% del costo al litro. Oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce soprattutto - conclude la Coldiretti - le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali.

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