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IL CIBO CHE RACCONTA IL MUTARE DEL GUSTO, GLI USI & COSTUMI A TAVOLA, FONTE DI NUTRIZIONE E DI PIACERE, ESTETICO E DEL PALATO: ECCO “QUADRI DI GUSTO-MANGIARI DIPINTI”, PICCOLA ANTOLOGIA DI NATURE MORTE CON CIBO IN MOSTRA A FORLÌ (FINO AL 15 GENNAIO)

Non Solo Vino
Il cibo raccontato per immagini

Il cibo che racconta il mutare del gusto e dei costumi alimentari, i cambiamenti degli usi e delle abitudini a tavola, ricco di simbologie, fonte di nutrizione ma anche di piacere, estetico se dipinto, del palato quando è nel piatto: il cibo dipinto, insieme agli oggetti della sfera culinaria, è il fil rouge di “Quadri di Gusto”, la mostra di scena alla Pinacoteca Civica di Forlì (fino al 15 gennaio; www.cultura.comune.forli.fc.it), una piccola antologia di nature morte di pittori romagnoli e d’area regionale del Novecento, che del genere furono tra i più attivi in Italia, e che fa parte, non a caso, di “Mangiari Dipinti”, la rassegna d’arte promossa ogni anno dal Comune di Forlimpopoli per accostare la tradizione della cucina del suo più illustre cittadino, Pellegrino Artusi, padre della cucina italiana, alle espressioni artistiche del nostro tempo. E, soprattutto, un piacere, da vedere, per gli occhi e per la mente, lungo il cammino che da sempre lega il cibo alla storia dell’arte, capace di affascinare con le sue tante simbologie, gli artisti di ogni epoca.
Il “Novecento rivelato” attraverso il cibo alla Pinacoteca Civica di Forlì è una mostra realizzata per l’edizione n. 5 della rassegna “Mangiari Dipinti”, in occasione delle celebrazioni artusiane, che comprende dipinti della pinacoteca, tutti variamente caratterizzati dalla presenza di cibi e oggetti della sfera culinaria: si va da nature morte tradizionali, di chiara matrice ottocentesca, lungo una linea naturalistica che collega fra loro noti artisti della scuola forlivese, da Stanghellini a Maceo, da Camporesi a Mandolesi, a più recenti composizioni d’interno o figurali nelle quali l’elemento cibo assume un valore altamente simbolico, come nel caso del memorabile “Monumento alla madre” di Giulio Ruffini.

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