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IL CIBO DI STRADA ITALIANO CONTRO LA BUROCRAZIA CHE AVVANTAGGIA I COLOSSI DEI FAST FOOD: L’APPELLO LANCIATO DA STREETFOOD, L’ASSOCIAZIONE DELLA RISTORAZIONE AMBULANTE

La piadina romagnola, il panino con il Lampredotto toscano, gli arancini siciliani e così via: cibi semplici, cibi di strada, cibi che esprimono la cultura di un territorio, cibi che di semplice, dal punto di vista della burocrazia, non hanno proprio niente. È questo l’appello lanciato da “StreetFood”, l’associazione di settore nata 6 mesi fa.

Secondo l’associazione, le norme sull’igiene e la sicurezza nei posti di lavoro, le procedure di controllo Haccp (Hazard Analysis & Critical Control Points), la conservazione degli alimenti, oltre alle normative di produzione, commercio e somministrazione al pubblico, che comunque hanno contribuito a far raggiungere all’Italia un livello di garanzia più alto su questi aspetti rispetto al resto del mondo, rischiano, con la loro rigidità, di “annientare le origini storiche della cultura enogastronomica italiana estinguendo prodotti genuini a beneficio di un prodotto globalizzato, asettico ed apolide”.

Secondo Streetfood, queste regole rigide avrebbero giocato a favore dei colossi della ristorazione da strada, come i fast food, per i quali è stato più semplice adeguarsi alle norme ed impostare campagne di marketing, mentre per un ambulante, “solo per fermarsi con il furgone ristorante è necessario il pagamento del suolo pubblico ai comuni; per aprire l’esercizio servono una sfilza di corsi e relativi esami, procedure di controllo e l’obbligo di “portarsi l’ufficio dietro” con licenza commerciale, iscrizione camera di commercio, elenco dipendenti e tante altre pratiche burocratiche. Basta dimenticarsi un passaggio o essere sprovvisti dei requisiti necessari per rimangiarsi i pochi spiccioli guadagnati o rischiare di chiudere causa sanzioni”.

“L’associazione vuol fare chiarezza, informare l’opinione pubblica - sostiene il presidente Massimiliano Ricciarini - sulle difficoltà che incontra un operatore di strada nel procedere con la sua attività. In questi primi sei mesi di attività dell’associazione siamo usciti dall’anonimato e abbiamo realizzato vari eventi, tra cui uno in collaborazione con Fiat - prosegue Ricciarini - pur incontrando difficoltà; nell’attesa di guadagnare la fiducia di quegli operatori di strada, che a differenza di un ristorante pluridecorato e inflazionato da stelle, bicchieri e tastevin, ti permette di “mangiare il territorio” nel senso più vero, vogliamo procedere a piccoli passi, facendo ricerca, pubblicando libri che chiariscano le idee, che richiamino sempre più l’attenzione così da essere più forti e vincenti”.

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