Nel mondo c’è sempre più voglia e desiderio di cibo italiano con tanti prodotti che sono colonna portante della Dieta Mediterranea, la migliore al mondo secondo il parere degli esperti. Un trend confermato anche dai numeri, ad iniziare da quelli delle esportazioni che vedono una crescita record del cibo made in Italy (+14%) nel confronto tra gennaio 2024 e gennaio 2023, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat che fotografano un andamento dell’alimentare in controtendenza su quello generale delle esportazioni che registrano un arretramento dello 0,2%, mentre frena il Pil.
Tra i principali Paesi acquirenti, la crescita più consistente è quella sul mercato statunitense, il primo sbocco extra Ue, con un aumento del 31% delle vendite di alimentari tricolori, rileva Coldiretti, ma l’aumento è a doppia cifra anche in Gran Bretagna (+26%) con conferme anche in Germania (+9%) e in Francia (+3%), mentre tra gli altri mercati, da segnalare la crescita del 52% in Cina e del 14% in Russia. Il risultato conferma il record storico fatto segnare nel 2023, per un valore che ha superato i 64 miliardi di euro.
“Un primato - è il parere della Coldiretti - trainato da un’agricoltura nazionale che è la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico con 80.000 operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 526 vini Dop/Igp e 5.547 prodotti alimentari tradizionali e con “Campagna Amica” la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Ma il Belpaese è anche il primo produttore Ue di riso, grano duro e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne”. Ma, conclude Coldiretti, “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve rimuovere gli ostacoli commerciali, agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del Paese ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”. Passi in avanti da compiere con l’obiettivo di “portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030”.
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