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“Il commercio internazionale di prodotti alimentari e agricoli deve tenere contro della sicurezza alimentare e di altri obiettivi di sviluppo. Con politiche nazionali allineate tra loro”. Così la Fao nel suo ultimo rapporto (fonte: Ansa)

“Le norme che disciplinano il commercio internazionale dei prodotti alimentari e agricoli dovrebbero essere realizzate con un occhio alla sicurezza alimentare e agli altri obiettivi di sviluppo. Per questo, è necessario un approccio pragmatico che allinei le politiche agricole e commerciali a livello nazionale”. A dirlo la Fao, riporta l’Ansa, in un nuovo Rapporto presentato oggi, il “Soco” (www.fao.org) sul commercio delle commodity agricole e la sicurezza alimentare.
Con l’atteso aumento del commercio globale di prodotti agricoli, secondo il Rapporto, “la sfida per i responsabili politici si è evoluta nel garantire che questa prevista espansione lavori per, e non contro, l’eliminazione della fame, insicurezza alimentare e la malnutrizione”.
Secondo il Rapporto, sottotitolato “il raggiungimento di un migliore equilibrio tra le priorità nazionali e il bene collettivo”, le regole internazionali per formulare politiche commerciali nazionali dovrebbero essere di supporto degli sforzi per mitigare perturbazioni che interessano qualsiasi delle quattro dimensioni della sicurezza alimentare: disponibilità, accesso, utilizzo e stabilità. Su scala globale la “piazza” commerciale” è cambiata notevolmente negli ultimi dieci anni - sottolinea l’agenzia delle Nazioni Unite - con il commercio di cibo quasi triplicato in termini di valore, trainato in particolare da frutta, verdura, pesce, carne e latticini - tutte categorie ad alto valore dove gli standard sono in genere più importanti rispetto a generi di prima necessità quali i cereali - un decennio di cambiamento anche delle rotte commerciali: l’America Latina è diventata il più grande esportatore netto di prodotti alimentari, in sostituzione del Nord America, inaugurando una nuova mappa politica dei flussi commerciali Sud-Sud”. E la “rivoluzione supermercato” in molti Paesi in via di sviluppo sta cambiando anche l’equilibrio di opportunità e rischi. Da un lato, catene di distribuzione spesso procurano merci direttamente, come dimostra il rapida dimezzamento della quota di mercato delle prime tre multinazionali al top sulle banane dal 70% nel 2002 al 37% di oggi. D’altra parte, i produttori possono soffrire se non hanno la capacità di fare gli investimenti necessari per soddisfare gli standard di volume, costo, qualità e coerenza.

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