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Il Consiglio dei Ministri ha reintrodotto con un decreto legge l’obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione o confezionamento degli alimenti. Martina: “garanzia di migliore tracciabilità dei prodotti e tutela della salute”

Il Consiglio dei Ministri ha reintrodotto oggi, con un decreto, l’obbligo di indicare in etichetta l’origine e il luogo di lavorazione dei prodotti alimentari. Aggiunta alle indicazioni obbligatorie di provenienza delle materie prime (come sulle uova, la pasta, il latte e i prodotti caseari e, per ultima, la passata di pomodoro), le indicazioni sullo stabilimento di provenienza sono un’ulteriore passo in avanti per garantire una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute.
“Un impegno mantenuto - commenta il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - nei confronti dei consumatori e delle moltissime aziende che ne hanno chiesto il ripristino. Continuiamo il lavoro per rendere sempre più chiara e trasparente l’etichetta degli alimenti, una chiave fondamentale di competitività e utile per la migliore tutela dei consumatori. I recenti casi di allarme sanitario - prosegue Martina - ci ricordano quanto sia cruciale proseguire questo percorso soprattutto a livello europeo”.
L’Italia, in realtà, aveva già una legge che obbligava l’indicazione dello stabilimento sulle etichette, che era stata però abrogata in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare.
Il provvedimento prevede un periodo transitorio di 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, per lo smaltimento delle etichette già stampate, e fino a esaurimento dei prodotti etichettati prima dell’entrata in vigore del decreto ma già immessi in commercio.

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