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“Il crimine alimentare fattura 15,4 miliardi ed investe anche all’estero. Gli interessi delle agromafie arrivano fino a Spagna, Regno Unito, Germania e Albania”. A dirlo il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo dal “Fighting food crime” di Expo

“Il crimine alimentare fattura 15,4 miliardi ed investe ambiti complessi e articolati con gli interessi che sono rivolti, anche all’estero, nelle catene commerciali della grande distribuzione, nella ristorazione e nelle aree agro-turistiche, nella gestione dei circuiti illegali delle importazioni/esportazioni di prodotti agroalimentari sottratti alle indicazioni sull’origine e sulla tracciabilità, della macellazione e della panificazione clandestine, dello sfruttamento animale e del doping nelle corse dei cavalli, e lucra anche sul ciclo dei rifiuti, non curandosi delle gravi conseguenze per la catena agroalimentare, per l’ambiente e la salute”. A lanciare l’allarme è il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo al meeting internazionale “Contrastare il crimine alimentare, rafforzare la sicurezza alimentare” (Fighting food crime - enforcing food safety) all’Auditorium del Padiglione Italia Expo Milano 2015.
“Non solo la criminalità si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma - sottolinea Moncalvo - compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy secondo il rapporto Agromafie Coldiretti/Eurispes. L’Italia - precisa Moncalvo - può contare sul sistema di controlli più avanzato al mondo anche grazie all’ottimo lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla Magistratura che come Coldiretti abbiamo voluto accompagnare con la promozione dell’“Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” con Giancarlo Caselli alla guida del Comitato Scientifico della Fondazione per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio agroalimentare italiano, con l’obiettivo di creare un sistema coordinato e capillare di controlli idonei a smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità. I tentacoli della criminalità organizzata italiana sono peraltro usciti dalla realtà locale e nazionale per infiltrarsi nell’economia e nella società di numerosi Paesi europei, secondo il recente rapporto “Transcrim”e. I settori dell’agricoltura e della pesca sono nel mirino di Cosa Nostra e della Camorra in Spagna dove non manca l’interesse della stessa Camorra e quello della Ndrangheta nel comparto della ristorazione”.
“Tra i centri maggiormente toccati - riferisce la Coldiretti - ci sono la capitale Madrid, Vigo e l’Andalusia. Nel Regno Unito, la Camorra ha puntato sui bar e sui ristoranti e la scozzese Aberdeen è considerata un polo particolarmente sensibile. In Germania la Ndrangheta guarda con crescente interesse alle strutture legate alla gastronomia, con preferenza per le città di Geldern, Oberhausen e Duisburg. La criminalità organizzata, infine, non dimentica l’Est europeo. Anche per la vicinanza geografica, l’Albania rappresenta un buon mercato per la Sacra Corona Unita per quanto riguarda bar e ristoranti, mentre opera con illeciti profitti la Camorra in Romania in attività legate all’agricoltura e alla pesca soprattutto nella zona di Vaslui ai confini con la Moldova e in prossimità del Mar Nero”.
“Il crimine alimentare si combatte con la trasparenza soprattutto in un settore come quello agroalimentare dove è particolarmente rilevante il flusso commerciale, con circa un terzo (33%) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy che contiene materie prime straniere all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. In un momento difficile per l’economia “dobbiamo portare sul mercato - conclude il presidente della Coldiretti - il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Ma è necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero”.

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